2017
Il Fegato e la Rabbia
15/11/17 09:04 Filed in: Medicina tradizionale cinese
Il FEGATO E LA RABBIA, dal ferire al proteggere.
Fra i moderni cultori di medicina cinese il livello Jue Yin, fegato e maestro del cuore, sono associati ad un calderone ribollente di emozioni, in primis la rabbia ed il "vento" che la muove. Ma in questa associazione si dà per scontato lo squilibrio dell'energia del fegato, come quando esso viene "catturato" dalla rabbia e non invece il suo corretto uso, come ad esempio nella lucidità della scelta e nel prendere l'iniziativa. Per poter essere lucidi e scegliere è meglio trovarsi in un punto di osservazione tranquillo. E' dalla profonda quiete Yin che è possibile una efficace inversione verso l'azione Yang.
Come ben spiega Wang Juyi nella sua analisi del carattere 厥 Jue:
"La parte esterna di questo carattere è composta da 厂Han, un recinto parziale che significa anche dirupo, come il versante di una montagna. La parte interna del carattere è una variante di 缺 Que, che normalmente significa "mancare", ma può anche indicare un vuoto, un'apertura. Il carattere 厥 Jue suggerisce dunque l'idea di un buco e di un'apertura sul versante di una montagna. Un posto di assoluta quiete e ritiro, dove inizia il processo di nuova inversione verso lo Yang. Se si rammenta l'influenza taoista sulla medicina cinese, non è difficile immaginarsi gli adepti di mille anni fa che si ritiravano nelle loro caverne sulle montagne."
Potremmo concludere che quando ci ritroviamo in uno squilibrio emotivo, più che sedarsi o sfogarsi con attività fisica, o peggio ancora riversare sugli altri il proprio veleno, "bile nera" direbbe Ildegarda, sia necessario trovare, materialmente e/o psicologicamente, un luogo di quiete dal quale osservare il mondo con serenità.
Così il demone della rabbia si trasforma: da energia che ferisce ad energia che protegge.
E' l'ultima cosa che un "fegatoso" ha voglia di fare, ma è ciò che gli farebbe veramente bene.
Dante Basili
P.S. Ho scritto questo articolo con lo stimolo di questa bellissima foto di Davide Garavini
Se fosse un dipinto sarebbe molto taoista. La presenza umana è nella giusta proporzione che gli compete nella vastità della natura: centri abitati, ma così piccoli e lontani che possono confondersi, come erba, con le asperità del terreno. Il punto di osservazione è una sorta di rifugio verde, dal quale sembra di spiccare il volo verso un cielo nel quale si rincorrono le nuvole come draghi. E laggiù, verso il basso, la solidità delle montagne sembra trasmutarsi in acqua per effetto della luce.
Fra i moderni cultori di medicina cinese il livello Jue Yin, fegato e maestro del cuore, sono associati ad un calderone ribollente di emozioni, in primis la rabbia ed il "vento" che la muove. Ma in questa associazione si dà per scontato lo squilibrio dell'energia del fegato, come quando esso viene "catturato" dalla rabbia e non invece il suo corretto uso, come ad esempio nella lucidità della scelta e nel prendere l'iniziativa. Per poter essere lucidi e scegliere è meglio trovarsi in un punto di osservazione tranquillo. E' dalla profonda quiete Yin che è possibile una efficace inversione verso l'azione Yang.
Come ben spiega Wang Juyi nella sua analisi del carattere 厥 Jue:
"La parte esterna di questo carattere è composta da 厂Han, un recinto parziale che significa anche dirupo, come il versante di una montagna. La parte interna del carattere è una variante di 缺 Que, che normalmente significa "mancare", ma può anche indicare un vuoto, un'apertura. Il carattere 厥 Jue suggerisce dunque l'idea di un buco e di un'apertura sul versante di una montagna. Un posto di assoluta quiete e ritiro, dove inizia il processo di nuova inversione verso lo Yang. Se si rammenta l'influenza taoista sulla medicina cinese, non è difficile immaginarsi gli adepti di mille anni fa che si ritiravano nelle loro caverne sulle montagne."
Potremmo concludere che quando ci ritroviamo in uno squilibrio emotivo, più che sedarsi o sfogarsi con attività fisica, o peggio ancora riversare sugli altri il proprio veleno, "bile nera" direbbe Ildegarda, sia necessario trovare, materialmente e/o psicologicamente, un luogo di quiete dal quale osservare il mondo con serenità.
Così il demone della rabbia si trasforma: da energia che ferisce ad energia che protegge.
E' l'ultima cosa che un "fegatoso" ha voglia di fare, ma è ciò che gli farebbe veramente bene.
Dante Basili
P.S. Ho scritto questo articolo con lo stimolo di questa bellissima foto di Davide Garavini
Se fosse un dipinto sarebbe molto taoista. La presenza umana è nella giusta proporzione che gli compete nella vastità della natura: centri abitati, ma così piccoli e lontani che possono confondersi, come erba, con le asperità del terreno. Il punto di osservazione è una sorta di rifugio verde, dal quale sembra di spiccare il volo verso un cielo nel quale si rincorrono le nuvole come draghi. E laggiù, verso il basso, la solidità delle montagne sembra trasmutarsi in acqua per effetto della luce.
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Il portamento dell'Uomo Morente
La metafora sul "portamento dell'uomo morente" oggi funziona meno che in passato. Non perché non abbia intrinseca validità, ma a causa di quello che abbiamo fatto della Morte. Alla diagnosi di cancro terminale mia madre mi guardò negli occhi e mi disse: "portami via da qui"! Così la tenni in casa con me per due mesi, fino alla sua morte. Ed ho avuto l'opportunità di vivere quello che Hsu Yun parla nel suo scritto. Se mia madre avesse scelto di rimanere in ospedale non avremmo potuto vivere questo insegnamento della morte, per motivi semplicemente pratici e cognitivi. Ciò che abbiamo tenuto a pane ed acqua in uno sgabuzzino non può correre in aiuto nel momento del bisogno. Grazie di cuore Yuri Debbi per lo stimolo.
Dietro la pratica della Meditazione,
c’è l’attitudine.
Il principiante deve imparare
a coltivare quello che si chiama:
“L’equilibrato portamento dell’Uomo Morente”.
Che cos’è questo “portamento”?
E’ la serena ed elegante attitudine
di chi conosce ciò che è importante
e ciò che non lo è;
di chi ha accettato e perdonato.
Chiunque è mai stato
a fianco di un uomo morente
potrà capire questa attitudine.
Che cosa fa un uomo morente
se qualcuno lo insulta? Niente.
Cosa fa un uomo morente
se qualcuno lo colpisce? Niente.
Mentre giace sul suo letto di morte,
può forse preoccuparsi
di diventare ricco o famoso? No.
Se qualcuno un tempo lo avesse offeso
e gli chiedesse il suo perdono,
non glielo accorderebbe?
Certo! Lo farebbe.
Un uomo morente conosce la vanità dell’odio.
L’odio è sempre una sensazione infelice.
Chi desidererebbe morire
con l’odio nel cuore? Nessuno.
Chi muore cerca amore e pace.
- Hsu-Yun Maestro Buddismo Chan
Dante Basili
Grifo e Passeggera
26/10/17 15:23
Passeggera e Grifo, madre e figlio, erano due cavalli destinati al macello perché non più "competitivi" nelle gare. Venti anni fa i miei vicini li presero, ma non li macellarono. Li hanno tenuti in stalla e nutriti, senza mai cavalcarli e con la possibilità di muoversi liberamente.
Data l'indole socievole, riservata e docile, di questi due cavalli non vi sono mai stati problemi con la loro "libertà".
I rari casi di segnalazione, per lo più di passanti o ciclisti, e poi scaturiti in multe, erano per la preoccupazione di animali in libertà, animali che sono comunque nutriti ed accuditi nel migliore dei modi.
Grifo e Passeggera hanno assistito ad anni e anni di seminari che teniamo sotto la quercia di Piandispino e sono così abituati alle nostre movenze che non si spaventano mai, anche quando pratichiamo stili esterni. Anzi spesso si sono fermati a lungo per osservare quello che facciamo.
Da qualche anno Passeggera è morta. Grifo, pur anzianotto, è ancora con noi. La foto qui sopra l'ho scattata qualche giorno fa, di primo mattino.
Ho sempre avuto la sensazione che questi cavalli vivessero, e percepissero di vivere, in un Paradiso.
Grifo e Cinghiale di primo mattino. 30 dicembre del 2011. Ho aperto la porta di casa per accompagnare i miei figli a scuola, li ho visti ed ho scattato.
Dante Basili
Nostoc e Procedura Alchemica
Flos Coeli, oggi chiamata Nostoc.
"... si faceva con il Flos Coeli un eccellente rimedio per guarire molte malattie. Bisogna aver cura di raccoglierlo senza alcun metallo, ma solo con legno o vetro."
G. Pernety (monaco benedettino) - Dizionario Mito Ermetico
Colonie sferiche di Nostoc al microscopio ottico
Nostoc utilizzata direttamente come alimento, come si fa in oriente, è ricca di oligoelementi al pari di molte altre alghe. Ma dal punto di vista alchemico la procedura con Nostoc permette di accedere, sulla Terra, all'energia delle Stelle e della Luna, escludendo la preponderanza del Sole. Questo permetterebbe di usarla come rimedio in tutti i disturbi delle regole femminili, legati alla Luna, ma anche e soprattutto come accesso spirituale ad una energia "celeste"che libera e affranca del Piombo del quotidiano. Nella procedura alchemica Nostoc permette di oltreppassare la barriera dei "cani ringhianti" per accedere direttamente al cosmo e portare sulla terra energie extra solari. Vi può essere una spegazione "moderna": Nostoc è un cianobatterio che come organismo primordiale si è sviluppato in profondità delle acque, quando a causa dei raggi ultravioletti la superficie terrestre era completamente sterile. E' quindi un organismo molto abile ad assorbire e ottimizzare pochissima luce. Quando nella procedura alchemica si raccoglie solo il nostoc che si è replicato nella notte e prima dell'alba, gli si impedisce di fatto di innescare la sintesi clofilliana con il Sole. Ma Nostoc dal momento della sua formazione notturna al momento della raccolta ha conosciuto una luce: quella della Luna e delle stelle! Questa informazione intrappolata in un organismo così sensibile viene poi moltiplicata nei giorni in cui Nostoc viene tenuta in acqua, ma ermeticamente chiusa ed al buio completo. Quando la si può finalmente utilizzare non è più verde, ma è diventata viola: dal punto di vista moderno perchè così facendo si è inibita la produzione di clorifilla "a" favorendo altri pigmenti, dal punto di vista antico perchè si è utilizzato questo organismo per selezionare e replicare energia celeste. La differenza la fa la procedura, e non solo in alchimia.
Dante Basili
I batteri si aiutano o sono un super organismo?
La tesi, proposta già alla fine degli anni ottanta dal Dr. Sorin Sonea, che i batteri interagiscano fra loro coordinandosi ed aiutandosi è attualmente confermata da numerosissime ricerche. Che i batteri nel loro insieme siano una sorta di superorganismo che noi, in quanto osservatori di “piccole dimensioni”, percepiamo solo in alcune delle sue parti, è invece una rivoluzione copernicana.
Nel 2015 Il Dr. Christian Kost ha modificato geneticamente due specie di batteri distanti, Escherichia coli e Acinetobacter baylyi, rendendo l'uno incapace di produrre l'amminoacido istidina, ma superconduttore di triptofano e l'altro viceversa. E.coli si collega tramite nanotubi ad Acinetobacter e le due specie scambiano i nutrienti riprendendo entrambi a crescere.
"Si sapeva che i batteri si collegano per scambiare DNA o coordinare attività sociali, ma il trasferimento diretto di nutrienti era un'area pressochè inesplorata."
C. Kost-University of Osnabrück Germany
Pubblicazione su Nature: Metabolic cross-feeding via intercellular nanotubes among bacteria
Dello stesso tenore la recente ricerca della Dr. Marie-Thérèse Giudici-Orticoni dell’Università dell’Aix Marseille, Francia. Ha dimostrato che un batterio incapace di usare il clucosio, Desulfovibrio vulgaris, in un mezzo privo dei propri nutrienti, si collega ad uno che sfrutta lo zucchero, Clostridium acetobutilicum, acquisendo così la capacità di metabolizzarlo.
Pubblicazione su Nature: Nutritional stress induces exchange of cell material and energetic coupling between bacterial species
Sono solo due esempi di quella che attualmente è un’evidenza scientifica, ma Sorin Sonea già decenni fa si spingeva ben oltre: “Mentre gli eucarioti sono divisi in milioni di specie, i batteri, pur vivendo separati e dispersi per tutta la biosfera, sono associati in un’unica entità globale coordinata con rara efficienza” e ancora “Gli eucarioti (quindi anche noi stessi) non sono altro che una evoluzione di una porzione dell’organismo globale batterico. Ancora oggi questi organismi sono immersi nell’organismo globale batterico che pervade tutta la biosfera.”
S.Sonea, I Batteri, Mutualismo senza speciazione, in Strutture della vita, Jaca Book
Quello che attualmente percepiamo come aiuto reciproco fra specie diverse di batteri non sarebbe altro che l’interazione interna di un Super Organismo in cui noi stessi siamo immersi e da cui dipendiamo, come pesciolini in un oceano.
Se tutto ciò fosse confermato sarà inevitabile una nuova percezione della vita e del senso stesso della nostra umanità.
Continua il dibattito e la lettura su QUORA
Dr. Sorin Sonea (marzo 1920-gennaio 2017) Università di Montréal
Dante Basili
Prokaryotic World
I procarioti, come i batteri e le alghe azzurre, sono fra i primi organismi comparsi sulla Terra.
Senza di essi noi non potremmo esistere: i mitocondri delle cellule che compongono il nostro corpo sono il frutto di un’antica simbiosi fra le cellule con un nucleo ed i batteri. Allo stesso modo i cloroplasti, che permettono alle cellule vegetali di utilizzare la luce come fonte di energia, erano originariamente batteri fotosintetici entrati poi in simbiosi con le cellule delle future piante.
Come sosteneva Lyn Margulis “ la generazione di nuova vita, più che di competizione, ha bisogno di collaborazione”.
Negli ultimi decenni nei confronti dei batteri vi è stato un capovolgimento di paradigma: da pericolosi nemici a detentori dei segreti della vita! I batteri comunicano fra loro, anche fra specie diverse, sia informazioni che codice genetico. Solo pochissimi di loro sono agenti patogeni, mentre nell’insieme sono indispensabili per la salute umana: il microbioma all’interno dell’organismo è così importante che un ramo futuro della biologia sarà quello di “giardiniere di batteri”.
CRISPR, l’attuale efficacissima tecnica di manipolazione genetica è stata sviluppata studiando proprio come i batteri riescono ad interagire con i virus, cambiando il loro codice genetico.
La Natura come primo Maestro.
Ma una conoscenza così grande desta preoccupazioni: cosa ne farà di questo potere una umanità bambina? Più che mai si sente il bisogno di una dirittura morale, non certo basata solo su competizione e metodo sperimentale: anche la scienza ha bisogno di un nuovo rinascimento e di un nuovo umanesimo.
“Non regalare una spada a chi prima non sappia ballare e cantare” dice un vecchio proverbio irlandese.
Video realizzato con Zeiss Axio 400x e 1000x in chiaro e Cdf
Dante Basili
I Meridiani Straordinari
25/09/17 09:05 Filed in: shiatsu
I canali straordinari con Carlo Toller
Sabato 14 e domenica 15 ottobre, presso il centro Vayu, Via Jolanda Baldassarri 6, 47122 Forlì
E' un evento Apos Approved: riconoscimento 16 ore di formazione.
"I Canali Straordinari, curiosi o meravigliosi rappresentano il "telaio" energetico più profondo del corpo, sono quindi legati alla costituzione e al suo processo di evoluzione. Lavorare su questi canali stimola quindi una trasformazione profonda e potente. Lo shiatsu, per sua natura, è una tecnica profonda e per questo credo sia una delle tecniche manuali più efficaci per avere accesso a uno strato come quello della Yuan Qi, che rappresenta l'essenza, il nocciolo della persona che si muove."
Carlo Toller
Per informazioni Luca Michelacci Cell 3333635030
Sabato 14 e domenica 15 ottobre, presso il centro Vayu, Via Jolanda Baldassarri 6, 47122 Forlì
E' un evento Apos Approved: riconoscimento 16 ore di formazione.
"I Canali Straordinari, curiosi o meravigliosi rappresentano il "telaio" energetico più profondo del corpo, sono quindi legati alla costituzione e al suo processo di evoluzione. Lavorare su questi canali stimola quindi una trasformazione profonda e potente. Lo shiatsu, per sua natura, è una tecnica profonda e per questo credo sia una delle tecniche manuali più efficaci per avere accesso a uno strato come quello della Yuan Qi, che rappresenta l'essenza, il nocciolo della persona che si muove."
Carlo Toller
Per informazioni Luca Michelacci Cell 3333635030
Lo Sciamano stanco
29/06/17 08:59 Filed in: Umorismo
Dopo un’intera giornata passata a danzare con gli Spiriti lo sciamano torna a casa stanco, ma contento.
All’entrata della capanna lo aspetta il missionario indignato perché ogni volta che lo sciamano organizza una festa di sabato quasi nessuno degli abitanti del villaggio va poi a messa la domenica.
Facciamo un gioco! Esclama il missionario che vuol tenerlo sveglio per dispetto. Se tu non indovini mi dai un dollaro, se invece io non indovino di do dieci dollari.
Amico mio giochiamo un’altra volta, ora non ce la faccio proprio.
Beh! Allora facciamo che se tu non indovini mi dai sempre un dollaro, ma se io non indovino ti do cento dollari. Non ti puoi rifiutare! Guarda questo barattolo di vetro, quanti ceci ci sono all’interno?
Lo sciamano, con sguardo assonnato, cerca di valutare il numero dei ceci, ma poi automaticamente estrae un dollaro dalla sua tasca sinistra.
Bene! Esclama il missionario afferrando il dollaro. Ora tocca a te.
Che animale è quello che cambia di colore quando si arrabbia, ma non è una scimmia e neppure una rana?
Il missionario, che è appassionato di zoologia, ha la risposta sulla punta della lingua, ma proprio non gli viene.
Arrivo subito. E corre in canonica per collegarsi ad internet con l’antenna satellitare. Giunge l’alba che il missionario è ancora alla ricerca appassionata della soluzione, fa suonare la campana per la messa e corre alla capanna dello sciamano.
Ecco qua i tuoi cento dollari!
Lo sciamano si risveglia dal sonno profondo, afferra il denaro e si riaddormenta all’istante.
Ehi! Ma allora che animale è?
Automaticamente lo sciamano estrae un dollaro dalla sua tasca sinistra.
All’entrata della capanna lo aspetta il missionario indignato perché ogni volta che lo sciamano organizza una festa di sabato quasi nessuno degli abitanti del villaggio va poi a messa la domenica.
Facciamo un gioco! Esclama il missionario che vuol tenerlo sveglio per dispetto. Se tu non indovini mi dai un dollaro, se invece io non indovino di do dieci dollari.
Amico mio giochiamo un’altra volta, ora non ce la faccio proprio.
Beh! Allora facciamo che se tu non indovini mi dai sempre un dollaro, ma se io non indovino ti do cento dollari. Non ti puoi rifiutare! Guarda questo barattolo di vetro, quanti ceci ci sono all’interno?
Lo sciamano, con sguardo assonnato, cerca di valutare il numero dei ceci, ma poi automaticamente estrae un dollaro dalla sua tasca sinistra.
Bene! Esclama il missionario afferrando il dollaro. Ora tocca a te.
Che animale è quello che cambia di colore quando si arrabbia, ma non è una scimmia e neppure una rana?
Il missionario, che è appassionato di zoologia, ha la risposta sulla punta della lingua, ma proprio non gli viene.
Arrivo subito. E corre in canonica per collegarsi ad internet con l’antenna satellitare. Giunge l’alba che il missionario è ancora alla ricerca appassionata della soluzione, fa suonare la campana per la messa e corre alla capanna dello sciamano.
Ecco qua i tuoi cento dollari!
Lo sciamano si risveglia dal sonno profondo, afferra il denaro e si riaddormenta all’istante.
Ehi! Ma allora che animale è?
Automaticamente lo sciamano estrae un dollaro dalla sua tasca sinistra.
Un Grande Amico
29/06/17 08:55 Filed in: Arti marziali | condizionamento
Il Palo Shaolin sembra una scemenza, eppure quanti amici ci sono rimasti male scoprendo che, nonostante anni di pratica, non riuscivano neppure a spostarlo con un semplice calcio frontale o laterale. Il fatto è che muovendosi lentamente e con carico come questo vengono a galla tutte le magagne della struttura. E' così che scopri quanto pochi angoli di rotazione di un piede o l'espansione del Ming Men all'indietro fanno la differenza. E pensare che a vedere la ripresa sembra così semplice: è un inganno dei video, chi lo ha provato lo sa
La Bambola Viaggiatrice di Kafka
29/06/17 08:23 Filed in: letteratura
E’ un aneddoto talmente bello che non sembra vero, ma Dora Diamant, la compagna di Kafka, testimonia che veramente egli scrisse una lettera al giorno per la bambina, per tre settimane.
“Un anno prima della sua morte, Franz Kafka visse un’esperienza insolita. Passeggiando per il parco Steglitz a Berlino incontrò una bambina, Elsi, che piangeva sconsolata: aveva perduto la sua bambola preferita, Brigida. Kafka si offrì di aiutarla a cercarla e le diede appuntamento per il giorno seguente nello stesso posto. Incapace di trovare la bambola scrisse una lettera – da parte della bambola – e la portò con se quando si rincontrarono. “Per favore non piangere, sono partita in viaggio per vedere il mondo, ti riscriverò raccontandoti le mie avventure…”, così cominciava la lettera. Quando lui e la bambina si incontrarono egli le lesse questa lettera attentamente descrittiva di avventure immaginarie della bambola amata. La bimba ne fu consolata e quando i loro incontri arrivarono alla fine Kafka le regalò una bambola. Era ovviamente diversa dalla bambola perduta, e in un biglietto accluso spiegò: “i miei viaggi mi hanno cambiata”. Molti anni più avanti la ragazza cresciuta trovò un biglietto nascosto dentro la sua bambola ricevuta in dono. Riassumendolo diceva: ogni cosa che tu ami è molto probabile che tu la perderai, però alla fine l’amore muterà in una forma diversa“.
Tratto da “Kafka e la bambola viaggiatrice” di Jordi Sierra i Fabra
Era il 1924, Kafka sarebbe morto quell’anno stesso.
Una storia che fa riflettere sul potere dell’arte e della comunicazione. In ambito psicoterapico qualcosa di simile lo troviamo ne “L’Uomo di Febbraio” di Milton H. Erickson.
Il film Arrival
19/06/17 10:47 Filed in: cinema
Con i miei due figli adolescenti, sono andato a vedere Arrival, il Film basato sul racconto “Storia della tua vita” del cinese americano Ted Chiang.
Non voglio certo raccontare il Film, spoilerare come dicono i giovani, ma parlare delle sue tre idee forti.
La prima idea forte è che la realtà che percepiamo è fortemente determinata dal linguaggio che usiamo per rappresentarla. E’ cosa risaputa da più di un secolo dagli antropologi che lavorano “sul campo”. Conoscere la lingua di una popolazione tradizionale e vivere per anni con loro può portare a vedere, toccare e credere, cose che altrimenti non si sarebbero mai viste, toccate o vissute come reali. Sono gli antropologi “innamorati”, così tanto derisi e osteggiati dai loro colleghi accademici.
La seconda idea forte è il concetto di linguaggio rettilineo e linguaggio circolare. E quindi anche di realtà rettilinea e realtà circolare. Quando arrivarono gli alieni inglesi nel territorio australiano incontrarono una cultura tradizionale, quella aborigena, basata sul tempo circolare e sul sogno. Gli aborigeni furono sopraffatti dalla superiorità tecnologica degli invasori e dal loro pensiero rettilineo. In questo film si invertono i fattori: i detentori della superiorità tecnologica sono gli alieni, che però comunicano con un linguaggio circolare. E la cosa si fa molto interessante.
La terza idea forte è nella dicotomia sintetizzata dai due protagonisti: uno scienziato ed una linguista. La matematica potrebbe porsi come linguaggio super partes, come linguaggio oggettivo e universale. Ossatura della scienza e predittiva della realtà, un vero e proprio linguaggio di Dio. Ma ahimè in questo film si rivela solo un dialetto con la sua realtà limitante, al pari di qualsiasi altro linguaggio. Come dice un collega matematico ad uno dei protagonisti “loro non usano l’algebra! Saranno invece le strutture base ed elementari del linguaggio a permettere la comunicazione con un’altra realtà.
Un film lento, pacato. Ricordo che molti degli spettatori, sopratutto fra i più giovani, si sono alzati palesemente insoddisfatti. Forse si aspettavano qualcosa di simile agli Avengers. I miei figli invece hanno affermato: il film più bello che abbiamo visto! Non l’ho dato a vedere, ma mi sono quasi commosso: nel loro mondo di di rumore, di continui stimoli e sovrabbondanza di informazioni il silenzio può ancora fare una breccia.
Prima di andare a letto mia figlia ha detto: “dobbiamo scrivere qualcosa su questo film.”
Ecco, l’ho fatto.
Non voglio certo raccontare il Film, spoilerare come dicono i giovani, ma parlare delle sue tre idee forti.
La prima idea forte è che la realtà che percepiamo è fortemente determinata dal linguaggio che usiamo per rappresentarla. E’ cosa risaputa da più di un secolo dagli antropologi che lavorano “sul campo”. Conoscere la lingua di una popolazione tradizionale e vivere per anni con loro può portare a vedere, toccare e credere, cose che altrimenti non si sarebbero mai viste, toccate o vissute come reali. Sono gli antropologi “innamorati”, così tanto derisi e osteggiati dai loro colleghi accademici.
La seconda idea forte è il concetto di linguaggio rettilineo e linguaggio circolare. E quindi anche di realtà rettilinea e realtà circolare. Quando arrivarono gli alieni inglesi nel territorio australiano incontrarono una cultura tradizionale, quella aborigena, basata sul tempo circolare e sul sogno. Gli aborigeni furono sopraffatti dalla superiorità tecnologica degli invasori e dal loro pensiero rettilineo. In questo film si invertono i fattori: i detentori della superiorità tecnologica sono gli alieni, che però comunicano con un linguaggio circolare. E la cosa si fa molto interessante.
La terza idea forte è nella dicotomia sintetizzata dai due protagonisti: uno scienziato ed una linguista. La matematica potrebbe porsi come linguaggio super partes, come linguaggio oggettivo e universale. Ossatura della scienza e predittiva della realtà, un vero e proprio linguaggio di Dio. Ma ahimè in questo film si rivela solo un dialetto con la sua realtà limitante, al pari di qualsiasi altro linguaggio. Come dice un collega matematico ad uno dei protagonisti “loro non usano l’algebra! Saranno invece le strutture base ed elementari del linguaggio a permettere la comunicazione con un’altra realtà.
Un film lento, pacato. Ricordo che molti degli spettatori, sopratutto fra i più giovani, si sono alzati palesemente insoddisfatti. Forse si aspettavano qualcosa di simile agli Avengers. I miei figli invece hanno affermato: il film più bello che abbiamo visto! Non l’ho dato a vedere, ma mi sono quasi commosso: nel loro mondo di di rumore, di continui stimoli e sovrabbondanza di informazioni il silenzio può ancora fare una breccia.
Prima di andare a letto mia figlia ha detto: “dobbiamo scrivere qualcosa su questo film.”
Ecco, l’ho fatto.
In una canzone si compone prima la musica o le parole?
19/06/17 10:41 Filed in: Musica
Brian Eno nel suo “Futuri Impensabili”, edito dalla Giunti, fa molti esempi del processo creativo nella creazione di una song, sia in prima persona che nelle sue collaborazioni con David Bowie, Bono Vox ed altri. Un testo prezioso e sempre di grande stimolo.
Personalmente sono iscritto alla Siae sia come compositore che come autore dei testi ed ho all’attivo un centinaio di canzoni, composte nell’arco di una quarantina d’anni.
Risponderei alla domanda dicendo che vi sono tre possibilità:
Il testo viene prima della musica Come capita nella composizione di musica su testo in latino come i Kyrie, i Requiem. In generale in tutta la musica sacra e non solo quella occidentale. Come nel caso di testi poetici importanti in cui la musica segue e si mette al servizio della metrica e della sonorità insita nelle parole.
Solo come esempio linko una composizione di mia figlia sul celebre sonetto di Dante Alighieri.
Non ha composto il tema dal nulla, ma si è ispirata a due canzoni medioevali, un Vireali di Machaut e una delle Cantiga de Santa Maria, ed ha poi cercato di variarle per adattarle al testo. Come diceva Umberto Eco “il processo creativo ha il suo fondamento nelle Variazioni sul Tema”. Si possono fare così tante variazioni che infine il risultato finale è qualcosa di completamente nuovo, una tipica procedura di composizione, non solo in musica.
La musica viene prima del testo Quando si è liberi dal vincolo della parola la musica può precedere il testo. Molto comune fra i cantautori, non solo italiani, è avere prima una ispirazione melodica con il suo infinito di emozioni, di colori, di sensazioni e solo successivamente, trattandosi della forma canzone, il tutto viene vestito con le parole. A volte l’abito è all’altezza, altre volte no.
Un esempio fra tanti, rimanendo nella musica italiana, è la celebre associazione Musica-Parole Battisti-Mogol. Una collaborazione particolarmente felice.
Nell’ambiente si dice che gli italiani sono grandi compositori di melodie, mentre sono carenti i buoni autori di testo.
Un buon consiglio per trovare un bel testo è quello di scoprirlo all’interno della melodia, come faceva Michelangelo quando vedeva già la scultura finita all’interno della pietra grezza che sceglieva a Carrara. Ma questo i grandi parolieri lo sanno già.
Musica e parole vengono insieme Quando il risultato non è solo una banale variazione, di qualcosa di già trito e ritrito, ma qualcosa di fresco e nuovo, che sorprende lo stesso autore, ecco che musica e parole arrivano insieme, nello stesso momento.
La sensazione che si ha è di non essere gli autori, perchè non è qualcosa che accade con lo sforzo, ma testimoni. Sembra più una rivelazione o meglio, come dicevano gli antichi, una possessione: le Muse entrano in noi, si esprimono e ci muovono.
Nella storia della musica moderna le sostanze stupefacenti hanno avuto un ruolo importante nel favorire questa condizione, ma non sono certo una garanzia per ottenere buona musica. Una canzone banale rimane banale anche se nel momento allucinato del concepimento l’autore l’ha vista come il più bello degli scarrafoni.
Conclusione: queste tre possibilità sono un poco una forzatura, in realtà vi sono vie di mezzo e varianti, ma senza dubbio, anche nella produzione di un grande artista, la vera ispirazione raramente raggiunge il dieci per cento. Tutto il resto è mestiere.
Personalmente sono iscritto alla Siae sia come compositore che come autore dei testi ed ho all’attivo un centinaio di canzoni, composte nell’arco di una quarantina d’anni.
Risponderei alla domanda dicendo che vi sono tre possibilità:
Il testo viene prima della musica Come capita nella composizione di musica su testo in latino come i Kyrie, i Requiem. In generale in tutta la musica sacra e non solo quella occidentale. Come nel caso di testi poetici importanti in cui la musica segue e si mette al servizio della metrica e della sonorità insita nelle parole.
Solo come esempio linko una composizione di mia figlia sul celebre sonetto di Dante Alighieri.
Non ha composto il tema dal nulla, ma si è ispirata a due canzoni medioevali, un Vireali di Machaut e una delle Cantiga de Santa Maria, ed ha poi cercato di variarle per adattarle al testo. Come diceva Umberto Eco “il processo creativo ha il suo fondamento nelle Variazioni sul Tema”. Si possono fare così tante variazioni che infine il risultato finale è qualcosa di completamente nuovo, una tipica procedura di composizione, non solo in musica.
La musica viene prima del testo Quando si è liberi dal vincolo della parola la musica può precedere il testo. Molto comune fra i cantautori, non solo italiani, è avere prima una ispirazione melodica con il suo infinito di emozioni, di colori, di sensazioni e solo successivamente, trattandosi della forma canzone, il tutto viene vestito con le parole. A volte l’abito è all’altezza, altre volte no.
Un esempio fra tanti, rimanendo nella musica italiana, è la celebre associazione Musica-Parole Battisti-Mogol. Una collaborazione particolarmente felice.
Nell’ambiente si dice che gli italiani sono grandi compositori di melodie, mentre sono carenti i buoni autori di testo.
Un buon consiglio per trovare un bel testo è quello di scoprirlo all’interno della melodia, come faceva Michelangelo quando vedeva già la scultura finita all’interno della pietra grezza che sceglieva a Carrara. Ma questo i grandi parolieri lo sanno già.
Musica e parole vengono insieme Quando il risultato non è solo una banale variazione, di qualcosa di già trito e ritrito, ma qualcosa di fresco e nuovo, che sorprende lo stesso autore, ecco che musica e parole arrivano insieme, nello stesso momento.
La sensazione che si ha è di non essere gli autori, perchè non è qualcosa che accade con lo sforzo, ma testimoni. Sembra più una rivelazione o meglio, come dicevano gli antichi, una possessione: le Muse entrano in noi, si esprimono e ci muovono.
Nella storia della musica moderna le sostanze stupefacenti hanno avuto un ruolo importante nel favorire questa condizione, ma non sono certo una garanzia per ottenere buona musica. Una canzone banale rimane banale anche se nel momento allucinato del concepimento l’autore l’ha vista come il più bello degli scarrafoni.
Conclusione: queste tre possibilità sono un poco una forzatura, in realtà vi sono vie di mezzo e varianti, ma senza dubbio, anche nella produzione di un grande artista, la vera ispirazione raramente raggiunge il dieci per cento. Tutto il resto è mestiere.
La Musica è stata una invenzione o una scoperta?
19/06/17 10:37 Filed in: Musica
Probabilmente la musica non è né una scoperta né una invenzione, ma una necessità.
Una necessità intrinseca della natura umana.
Anzi gli studi più recenti pongono la musica all’origine della cultura stessa e quindi all’origine del linguaggio.
Già da tempo si sa che le lingue più antiche sono lingue tonali. Un esempio tipico di lingua tonale è il cinese nel quale le singole sillabe assumono diverso significato a seconda di come vengono “intonate”. Semplificando si può affermare che le lingue tonali sono lingue cantate. La maggior diffusione e varietà di lingue tonali si ha nell’Africa subsahariana. Popolazioni come i Boscimani, fra le più “antiche” dal punto di vista genetico, parlano naturalmente una lingua tonale (e con i click) estremamente complessa.
Victor Grauer, musicologo e genetista, sostiene (2011) che la ICM, l’Ipotetica Cultura Migrante che, partendo dall’Africa, conquistò in qualche decina di migliaia di anni tutto il mondo, doveva parlare una lingua simile a quella dei Boscimani. Una sorta di lingua originale da cui, per semplificazione e deriva, si sarebbero sviluppati poi tutti gli altri linguaggi.
Il Neuroscienziato Björn Merker nella sua ricerca si è spinto ben oltre, mettendo in relazione i vocalizzi di certi primati con la nascita della musica. In Particolare ha scoperto dei richiami perfettamente sincronizzati, soprattutto fra i bonobo, emessi con una precisa alternanza. Sembrano corrispondere allo stile di canto medievale denominato Hoquetus, una struttura di canto molto simile a quella di Pigmei e Boscimani.
“Se questa ipotesi è vera, avremmo scoperto che la musica per gli esseri umani ha un’evidente origine biologica” B. Merker (2000)
Successivamente un’altra ricercatrice, Ellen Dissanayake, ha poi messo in relazione queste peculiarità musicali dei primati con il rapporto madre-figlio:
“Credo che questa forma di corrispondenza che si sviluppa tra madre e figlio possa essere all’origine della musica umana.” E. Dissanayake (2008)
Attualmente vi è un interessantissimo dibattito fra linguisti, musicologi, esperti di genetica delle popolazioni e neurologi. In particolare la genetica ha portato un vento fresco in quelli che erano i vecchi punti fermi di linguisti e musicologi ed ha stimolato nuove domande.
Personalmente, come musicista, trovo affascinante la possibilità che la musica non sia un banale prodotto ricreativo delle varie culture, ma che sia invece all’origine della cultura stessa.
Bibliografia e fonti
Victor Grauer. Musica dal profondo. Viaggio all’origine della storia e della cultura. Codice Edizioni (2015). Un saggio fondamentale sull’argomento, forse unico nel suo genere, per il fatto che l’autore oltre ad essere un esperto di genetica delle popolazioni è anche un artista, un compositore e musicista che collaborò con Alan Lomax.
Merker, B. (2000) Synchronous Chorusing and Human Origins
Dissanayake, E. (2008) If Music is the Food of Love, What about Survival and Reproductive Success?, in “Musicae Scientie”, numero speciale, pp. 169-195
Una necessità intrinseca della natura umana.
Anzi gli studi più recenti pongono la musica all’origine della cultura stessa e quindi all’origine del linguaggio.
Già da tempo si sa che le lingue più antiche sono lingue tonali. Un esempio tipico di lingua tonale è il cinese nel quale le singole sillabe assumono diverso significato a seconda di come vengono “intonate”. Semplificando si può affermare che le lingue tonali sono lingue cantate. La maggior diffusione e varietà di lingue tonali si ha nell’Africa subsahariana. Popolazioni come i Boscimani, fra le più “antiche” dal punto di vista genetico, parlano naturalmente una lingua tonale (e con i click) estremamente complessa.
Victor Grauer, musicologo e genetista, sostiene (2011) che la ICM, l’Ipotetica Cultura Migrante che, partendo dall’Africa, conquistò in qualche decina di migliaia di anni tutto il mondo, doveva parlare una lingua simile a quella dei Boscimani. Una sorta di lingua originale da cui, per semplificazione e deriva, si sarebbero sviluppati poi tutti gli altri linguaggi.
Il Neuroscienziato Björn Merker nella sua ricerca si è spinto ben oltre, mettendo in relazione i vocalizzi di certi primati con la nascita della musica. In Particolare ha scoperto dei richiami perfettamente sincronizzati, soprattutto fra i bonobo, emessi con una precisa alternanza. Sembrano corrispondere allo stile di canto medievale denominato Hoquetus, una struttura di canto molto simile a quella di Pigmei e Boscimani.
“Se questa ipotesi è vera, avremmo scoperto che la musica per gli esseri umani ha un’evidente origine biologica” B. Merker (2000)
Successivamente un’altra ricercatrice, Ellen Dissanayake, ha poi messo in relazione queste peculiarità musicali dei primati con il rapporto madre-figlio:
“Credo che questa forma di corrispondenza che si sviluppa tra madre e figlio possa essere all’origine della musica umana.” E. Dissanayake (2008)
Attualmente vi è un interessantissimo dibattito fra linguisti, musicologi, esperti di genetica delle popolazioni e neurologi. In particolare la genetica ha portato un vento fresco in quelli che erano i vecchi punti fermi di linguisti e musicologi ed ha stimolato nuove domande.
Personalmente, come musicista, trovo affascinante la possibilità che la musica non sia un banale prodotto ricreativo delle varie culture, ma che sia invece all’origine della cultura stessa.
Bibliografia e fonti
Victor Grauer. Musica dal profondo. Viaggio all’origine della storia e della cultura. Codice Edizioni (2015). Un saggio fondamentale sull’argomento, forse unico nel suo genere, per il fatto che l’autore oltre ad essere un esperto di genetica delle popolazioni è anche un artista, un compositore e musicista che collaborò con Alan Lomax.
Merker, B. (2000) Synchronous Chorusing and Human Origins
Dissanayake, E. (2008) If Music is the Food of Love, What about Survival and Reproductive Success?, in “Musicae Scientie”, numero speciale, pp. 169-195
Il Missionario e lo Sciamano
14/06/17 12:26 Filed in: Umorismo
Lo sciamano, per ampliare il suo parco clienti, declama che curerà qualsiasi malattia con un compenso di soli tre polli, o di cento dollari per gli stranieri. In caso di insuccesso contraccambierà concedendo al malato una notte d’amore con la sua bellissima figlia.
In breve anche dai villaggi vicini si riversano fiumi di persone per riceverne, in un modo o nell’altro, le prestazioni.
Il missionario decide di cogliere l’occasione per smascherare il cialtrone, inventandosi malattie incurabili, e con il segreto ardore di passare una notte d’amore con la bellissima creatura.
Sono distrutto, è più di una settimana che non sento più alcun sapore, mi è completamente sparito in senso del gusto e non riesco a cibarmi.
Nessun problema caro amico! Esclama lo sciamano. Ho la cura per te. Così dicendo manda la figlia a prendere una particolare ampolla rossa e ne versa il contenuto sulla lingua del missionario.
Ma che schifo è amarissima!
Vedi hai riacquistato il senso del gusto. Cento dollari.
Il missionario paga e medita vendetta per essere stato così gabbato.
Il giorno dopo si ripresenta dallo sciamano.
Mi è successa una cosa terribile, ho perso la memoria!
Nessun problema caro amico! Esclama lo sciamano. Ho la cura per te. Così dicendo manda la figlia a prendere l’ ampolla rossa.
Ma è la stessa di ieri! Esclama il missionario che ha ancora l’amaro in bocca.
Vedi hai riacquistato la memoria. Cento dollari.
Furente il missionario paga la parcella ed il giorno successivo torna più determinato che mai.
E’ un dramma, dopo uno strano sogno questa notte ho perso completamente la vista, non so proprio come fare.
Caro amico, questa volta non posso proprio aiutarti! Ecco che arriva mia figlia per la notte d’amore che ti spetta.
Ma quella è una brutta vecchia! Esclama il missionario indicando un’anziana signora sul ciglio della porta.
Vedi hai riacquistato la vista, cento dollari.
Cose interessanti sul cervello umano
Al momento cose interessanti, dal punto di vista neurologico, sono che le componenti responsabili della coscienza risiedono in piccole aree del cervello in cui non ci si aspettava di trovarle. La parti frontali del cervello, quelle di cui si pensava fossero fondamentali per la funzione cognitiva possono in realtà essere scisse, come nel caso dell’asportazione di un tumore, senza produrre un grosso impatto sull’esperienza cosciente. Pazienti che hanno subito questo tipo di intervento passano per persone “normali” anche se spesso mostrano comportamenti infantili, mancanza di inibizioni e bisogno di fare battute. Al contrario le aree del cervello fondamentali per la coscienza sembrano concentrate in una ristretta zona nella parte posteriore della neocorteccia. La stimolazione elettrica di queste aree impedisce per esempio il riconoscimento dei volti, anche famigliari, o induce la percezione di volti immaginari.
Questo per quanto riguarda le recenti scoperte. Interessante anche la teoria dei “tre cervelli” proposta da Paul McLean negli anni cinquanta e oramai ampiamente confermata.
Una efficace esposizione sullo stato dell’arte delle nostre conoscenze sul cervello e sulle componenti responsabili della coscienza si trovano in: The Neural Correlates of Consciousness: Progress and Problems. Koch Christof. Sempre dello stesso autore l’articolo su Le Scienze: L’Impronta della coscienza, Giugno 2017.
Dante Basili
Questo per quanto riguarda le recenti scoperte. Interessante anche la teoria dei “tre cervelli” proposta da Paul McLean negli anni cinquanta e oramai ampiamente confermata.
Una efficace esposizione sullo stato dell’arte delle nostre conoscenze sul cervello e sulle componenti responsabili della coscienza si trovano in: The Neural Correlates of Consciousness: Progress and Problems. Koch Christof. Sempre dello stesso autore l’articolo su Le Scienze: L’Impronta della coscienza, Giugno 2017.
Dante Basili
Da dove nascono le teorie del complotto?
Nascono dalla tendenza umana a cercare un senso ed un significato, a cercare relazioni ed interrelazioni in quello che sembra essere solo una poltiglia informe di percezioni che giungono al cervello. In ultima analisi dal bisogno di “creare realtà”.
E’ un errore grossolano pensare che il complottista sia uno sciocco, un credulone disinformato o un babbeo, psicologicamente labile e facilmente manipolabile.
I complottisti siamo tutti noi.
Il senso di gratificazione e di profonda realtà che prova il matematico quando, unendo i vari puntini, giunge ad una più vasta teoria è la stessa gratificazione che prova il complottista quando trova un significato a tutte le anomalie che confermano le sue idee.
Una volta ottenuta con così tanta fatica, questa “realtà” diventa un riferimento abituale, un vestito che si continuerà ad indossare anche se diventa logoro o troppo stretto.
Altro errore grossolano è il credere che il complottismo sia un frutto di Internet e dell’attuale era della disinformazione. E’ un fenomeno che probabilmente ha origine nella cosiddetta paranoia preventiva, presente nelle popolazioni che vivono ancora come cacciatori raccoglitori.
“Siamo geneticamente predisposti ad un pensiero più o meno paranoico di fronte a situazioni disordinate o inspiegabili, ed è probabilmente un tratto selezionato dalla nostra evoluzione per farci sopravvivere in un mondo pieno di incertezze.” (Silvia Bencivelli)
Un atteggiamento atavico di ben lunga precedente il povero Nerone, accusato ingiustamente di aver provocato l’incendio di Roma.
“A pensar male si fa peccato, ma ci si prende sempre!” Diceva il senatore Andreotti.
Se da una parte questa tendenza è stimolo alla curiosità ed all’osservazione di relazioni e particolari, dall’altra può diventare ristagno o chiusura nella “propria realtà”, con il rischio di trasformarsi in ricerca del capro espiatorio.
Un meccanismo antico con cui fare i conti e da affrontare con molta umiltà, visto che nessuno ne è completamente immune, men che meno quelli che pensano che i complottisti siano tutti degli sciocchi. E con tanta, tanta autoironia.
Saggio esaustivo sull’argomento è quello di Rob Brotherton, psicologo della Columbia University: Menti Sospettose, perché siamo tutti complottisti. Bollati Boringhieri 2017
Oramai datato, ma comunque fondamentale e ricco di stimoli: Paul Watzalawick, La Realtà della Realtà. Astrolabio Ubaldini 1976
Sulla paranoia preventiva delle culture tradizionali: Jared Diamond, Il Mondo fino a ieri, cosa possiamo imparare dalle società tradizionali? Einaudi 2012
La citazione di Silvia Bencivelli è tratta da “Il lato umano del complottista” Le Scienze, aprile 2017 pag. 94
Dante Basili
L'Albero ed io
25/05/17 10:59 Filed in: Musica
Una intensa e laica (forse arcaica) considerazione sulla morte. In pratica però impossibile da realizzare in Italia, come constatato da un'amica, malata terminale. Con le sue ceneri però ci siamo andati vicino, come lei voleva: un poco le abbiamo gettate nell'aria, un poco sulla terra e poi i bambini, che spontaneamente hanno cominciato a giocarci gettandosele addosso, come si fa con la sabbia. La sua cara nipotina, con l'innocenza ed il bisogno di "materia" dei bambini piccoli un po' se le è anche mangiata, di cenere, guardando il vuoto ed esclamando "Dada!"
E poi, sempre come lei voleva, il suono dell'arpa, il bivacco attorno al fuoco e le mongolfiere di carta, come tante luci nel cielo della sera.
Per quanto mi riguarda è stato tutto molto bello, fresco e pieno di luce e mi sono detto; "Cavoli, lo vorrei io un funerale così!"
La nostra amica ha vissuto il morire nella stessa maniera di J.Hillman: con stupore e senso di scoperta. Prima di addormentarsi definitivamente ha detto: "sono proprio curiosa di vedere com'è"!
Dante Basili
Ut queant laxis
25/05/17 10:56 Filed in: Musica
Alle radici della musica occidentale
L'Inno di Paolo Diacono, VIII° secolo, che Guido d'Arezzo utilizzò per codificare la moderna notazione musicale, che avrebbe rivoluzionato il modo di insegnare, comporre e tramandare la musica in occidente. Dalla prima strofa dell'Inno, dedicato a San Giovanni, si ricavano le note musicali UT (DO) RE, MI, FA, SOL, LA. La nota SI, dalle iniziali di Sancte Ioannes, venne aggiunta solo nel 1500.
Neotenia
13/05/17 08:32 Filed in: scienza
Famosa l'immagine delle due scimmie. Alla maggioranza degli osservatori la scimmia di destra, con un portamento eretto, sembra anche più interessante ed intelligente, più "umana". In realtà si tratta della stessa specie: a sinistra uno scimpanzé adulto, a destra un cucciolo di scimpanzé.
Con Neotenia, inclinazione al nuovo, al giovane, ci si riferisce alla tendenza che hanno alcuni organismi di mantenere in età adulta le caratteristiche infantili della propria specie.
Gli esseri umani sono una specie neotenica, cioè mantengono in età adulta caratteristiche che le altre scimmie hanno solo nell'infanzia. Questo comporta numerosi vantaggi, come la possibilità di avere un cervello che non smette mai di imparare e di "giocare" ( anche se da adulti gli umani chiamano i loro giochi in maniera diversa
Non è per capriccio od egoismo che gli esseri umani hanno selezionato dal lupo così tanti cani con caratteristiche "infantili". Essendo una specie neotenica tendiamo a cercare le stesse caratteristiche, la stessa familiarità, anche intorno a noi.
La neotenia non è certo una prerogativa umana. L'Axolotl ad esempio, una salamandra sudamericana che porta il nome del Dio della Morte e Trasformazione ha una neotenia non vincolata. In sostanza può scegliere, in condizioni ambientali favorevoli, di vivere tutta la vita con caratteristiche infantili. Ma in caso di disagio, come una improvvisa siccità, può rapidamente completare lo sviluppo adulto. Nel qual caso però muore precocemente.... A buon intenditore!
La neotenia non è una giustificazione alla sindrome di Peter Pan Però è importante per educatori ed insegnanti essere a conoscenza di questa realtà biologica: con in dotazione un cervello che, per tutta la vita, ama il gioco e la scoperta, non si può certo essere pedanti o noiosi.
"L’aspetto neotenico più rilevante nell’uomo riguarda però l’encefalo. Può fare specie sapere che, paragonato ad altri animali superiori, l’uomo possiede un cervello decisamente immaturo. Si tratta tuttavia proprio di quanto concorre a renderlo così sofisticato. Noi umani abbiano circuiti meno fissi, reazioni lente e meno precise e istinti non altrettanto sviluppati di quelli di molti animali. È lo scotto che dobbiamo pagare all’evoluzione neotenica per disporre di risorse elaborative sempre rinnovate in funzione degli accadimenti ambientali. In un certo senso, restiamo dei cuccioli di primati che apprendono fino all’ultimo giorno, affrontando situazioni sempre nuove. Con ogni probabilità lo dobbiamo un po’ ad alcune trisavole immature, le salamandre come Axolotl che hanno giocato con gli ormoni per diventare delle specie di Peter Pan ben adattati all’ambiente. -Roberto Weitnauer-"
Dante Basili
Il Nome di Zhuangzi
13/05/17 08:21 Filed in: filosofia | cultura cinese
"...gli uomini straordinari sono straordinari per gli uomini ma ordinari per il Cielo. Gli uomini da nulla del Cielo sono i saggi degli uomini, i saggi degli uomini sono gli uomini da nulla del cielo..."
Citazione dal Zhunag Zi : il Vero Libro di Nan-Hua.
Naturalmente tutto ciò valeva anche per lo stesso Zhuang Zi, che era considerato un saggio tra gli uomini.
Il Nome Zhuangzi 庄子 è composto da 庄 Zhuang, lento, tardo, sciocco, e da 子Zi, maestro, ma anche bambino. Quindi volutamente Zhuangzi suona anche come "Bambino sciocco". Autoironia all'altezza del suo maestro 老子 Laozi, il cui nome si può leggere come "Vecchio bambino". Che sia una persona "lenta" ad aver scritto una delle opere poetiche considerate patrimonio culturale dell'intera umanità, come la Divina Commedia od il Don Chisciotte, quindi non solo della cultura cinese, è significativo del sorriso Taoista
Dante Basili
Lyn Margulis
Poichè del barbuto Darwin si conosce bene la faccia mi sembra giusto fare il possibile per far conoscere anche quella della Margulis
In cinese Yin e Yang si pronunciano insieme: yin yang. Ed è giusto che la legge della competizione stia a braccetto con quella della cooperazione.
Affermare che la vita è competizione, una dura lotta per la sopravvivenza, è vedere solo una metà del cielo.
Già negli anni settanta Lyn Margulis rilevava che le cellule eucariote, quelle che compongono il nostro organismo, erano generate da una antica simbiosi, batteri che al posto di fagocitarsi fra loro, cooperarono, per creare strutture più complesse, una nuova vita che ha poi permesso la nostra e di quella di tutti gli organismi pluricellulari. Fu derisa a lungo per questo e tacciata di anti darwinismo. Oggi nel testo di biologia di mio figlio liceale si da per scontata questa realtà, ma non si cita Lyn Margulis e neppure i suoi presupposti teorici ed etici.
“ La vita non colonizzo il mondo attraverso il combattimento, ma per mezzo della cooperazione e dell’interconnessione. Penso che la simbiosi sia molto più capace di generare novità biologiche di quanto non lo sia l’accumulo a caso di mutazioni”
Lyn Margulis 1938-2011
I maschi giocano alla guerra da piccoli e la trovano anche da grandi quando, come scienziati, cercano le leggi della vita. Quando una donna ha potuto esprimersi come scienziata ha trovato “anche” il potere della collaborazione.
Dante Basili
Euglenoids
Trasformano energia dalla luce con la clorofilla, ma sono invisibili ad occhio nudo. A differenza dei vegetali che normalmente percepiamo, le Euglene si spostano, anche molto vivacemente, tramite un flagello natante. Possiedono uno stigma, una macchia rossa che le rende sensibili alla intensità e direzione della luce. Possono passare dallo stadio palmelloide, circolare e perfettamente immobile, a quello mobile, a seconda delle condizioni ambientali. Molte specie in assenza prolungata di luce di luce possono fagocitare e predare altri organismi passando dalla condizione autotrofa-vegetale a quella eterotrofa-animale.
Le Euglene sembrano molto hippy: se si può vivere di luce perché faticare per andare a caccia? Ma quando tocca...
Le Euglene sono composte da una sola cellula.
La nostra condizione di mammiferi di medie dimensioni ci fa considerare importante solo ciò che facilmente percepiamo. Normalmente siamo inconsapevoli dell’immensa quantità di vita che ci circonda, ma che sfugge al range dei nostri sensi.
Un microscopio, un telescopio, un erbario, possono avere la stessa importanza, per un giovane, dell’educazione umanistica, dell’educazione sentimentale o della pratica della meditazione. Strumenti che ci aiutano ad essere ospiti migliori di questo pianeta, perché si difende solo ciò che si conosce.
Dante Basili
Sun Wugong
19/04/17 11:59 Filed in: cultura cinese
Sun Wugong 孙悟空, il Goku dei cartoni animati giapponesi, è il personaggio principale del celebre 西游记 Xīyóu Jì "Viaggio ad occidente" uno dei quattro romanzi più importanti della cultura cinese. E' un personaggio così caratteristico che il romanzo in italiano è stato tradotto come "scimmiotto". Fondamentalmente è una narrazione di emancipazione e di crescita, simile per molti aspetti al nostro Pinocchio di C. Collodi. Scimmiotto, lasciato a se stesso, inseguendo solo i suoi impulsi, la sua genialità ed i suoi bisogni arriva a minacciare lo stesso equilibrio universale. Grazie all'intercessione di Guanyin, che i buddisti venerano come Bodhisattva della pietà e per i taoisti è la Dea della misericordia, Scimmiotto ha la possibilità di rimediare mettendo i suoi talenti al servizio dell'evoluzione e della salvezza umana. Dopo innumerevoli peripezie e fraintendimenti riuscirà a riportare a casa sani e salvi i suoi compagni di viaggio, insieme ai preziosi Sutra della Conoscenza. In Scimmiotto è insita una forte simbologia riferita alla genialità, e distruttività, della mente umana. Solo messa al servizio di una causa più grande, e non lasciata a se stessa, questa Mente Razionale è in grado di proteggere la Vita.
Dante Basili
I sentimenti nella Medicina Cinese
I SENTIMENTI NELLA VISIONE DELLA MEDICINA CINESE E IL SOSTEGNO CON LO SHIATSU.
RELATORE CARLO TOLLER DELLA SCUOLA SHEN SHIATSU
Per la Medicina Tradizionale Cinese (MTC) non c'è divisione tra corpo e psiche ma sono due aspetti che si compenetrano l'un l'altro legati da una relazione biunivoca. L'esistenza è espressa dall'unione di corpo, mente e spirito e la sua manifestazione sotto tutti gli aspetti è il "QI" soffio vitale.
L'energia, secondo la MTC, è tutto ciò che compone il corpo e ne attiva i processi vitali ed è anche tutto ciò che ci mette in relazione con il mondo esterno. La vita è quindi vista come un "cammino" di evoluzione fatto di relazioni e la salute come un processo, in continuo movimento, che porta consapevolezza.
Da quando veniamo al mondo viviamo esperienze che ci fanno provare emozioni, dando luogo a movimenti di energia nel corpo che si relazionano con le caratteristiche costituzionali dell'individuo e con il suo percorso di trasformazione. I sentimenti ci nutrono e, così come il cibo, vengono sottoposti a un processo di elaborazione che permette la costruzione e continua ricostruzione della persona. Il vissuto emotivo entra quindi nel sangue e circola con esso.
Quando la nostra capacità di trasformare le esperienze in qualcosa di utile per il nostro cammino evolutivo viene meno, quando non riusciamo più a gestire e controllare i sentimenti ma sono loro a controllare noi, avviene un trattenimento delle emozioni provate che determina la comparsa di segni e sintomi all'interno del "sistema" corpo-mente.
Il seminario propone:
- 1)di esaminare, sotto l'ottica della Medicina Cinese, i sentimenti e il loro impatto su Qi e Sangue, sugli organi e sui canali energetici
- 2)fornire degli strumenti di diagnosi energetica nelle disarmonie causate dai sentimenti
- 3)spunti pratici di trattamento utili per aiutare il percorso trasformativo della persona
- 4)possibilità di trattamento di canali e punti specifici nelle disarmonie create dal trattenimento delle singole emozioni
Il contenuto degli argomenti trattati è frutto: dello studio della MTC e della MCC (Medicina Cinese Classica) con particolare riferimento al capitolo 8 del "Ling Shu"(Cardine Spirituale) testo classico della Medicina Cinese che fa parte del Huang Di Nei Jing (Canone interno dell'imperatore giallo) concepito e poi scritto tra il II secolo A.C. e il II secolo D.C. sotto la dinastia Han, dell'esame di altri testi e scritti sugli aspetti psichici nella Medicina Cinese, dell'esperienza in anni di lavoro a sostegno del disagio con lo Shiatsu e della collaborazione con professionisti in psicoterapia, osteopatia, omeopatia e agopuntura.
Carlo Toller inizia gli studi come operatore shiatsu nel 1995 seguendo il maestro Giorgio Toller e dal 2002 è iscritto al R.I.O.S. Segue inoltre seminari con Claudia Beretta, Soul Goodman, Roberto Lazzaro, Maurizio Parini e Franco Bottalo. Insegnante ai corsi professionali dal 2003, dirige la Scuola Shen Shiatsu dal 2006 ed è iscritto all'albo insegnanti della FISIeO con la quale ha seguito vari seminari di aggiornamento professionale. Dal 2006 tiene corsi di formazione avanzata per operatori professionisti. Si specializza in Medicina Cinese Classica presso l'istituto D.E.O. di Milano diretto da F. Bottalo. Ha collaborato in qualità di operatore ed insegnante shiatsu con vari enti pubblici in progetti di interesse sociale quali il supporto ai detenuti e la riduzione del danno nel consumo di alcool e stupefacenti. Oltre al lavoro nel suo studio privato, dal 2008 collabora con altre figure professionali (psicoterapeuti, osteopati, agopuntori, omeopati) nel sostegno di pazienti in terapia. Ha fondato l'associazione "Il Cerchio Olistico" con la quale svolge un lavoro di diffusione dell'approccio olistico partecipando in qualità di relatore a conferenze sulla salute. Insegna Medicina Cinese presso la scuola di naturopatia ANEA. Studia e pratica qi-gong e taiqi.
Il seminario avrà luogo a Forlì il 27 e 28 maggio 2017 presso il centro VAYU Scuola di Yoga del
M° Francesco Maltoni a Forlì in Via Jolanda Baldassari 6 (traversa viale Bologna sopra la profumeria CAD.)
Inizio lezioni giorno sabato 27 ore 10.00 – 13.00
Pausa break 13.00 – 14.30
Inizio lezioni 14.30 – 18.30
Inizio lezioni domenica 28 ore 9.00 – 13.00
Pausa break 13.00 – 18.30 fine lavori
Per informazioni e prenotazioni tel a Luca Michelacci 333 3635030 oppure l.michelacci@gmail.com
Numero massimo partecipanti 40.
Possibilità di pernottamento per chi viene da fuori Forlì
Overview Effect
18/01/17 10:44 Filed in: scienza | Meditazione
"Questo effetto fa riferimento all'esperienza di vedere in prima persona la realtà della Terra nello spazio, la quale viene subito percepita come una piccola e fragile sfera della vita, "appesa nel vuoto", avvolta da una sottile atmosfera che la protegge dall'ambiente esterno. Dallo spazio, sostengono gli astronauti, i confini nazionali svaniscono, i conflitti che dividono le persone diventano meno importanti, e la necessità di creare una società planetaria con la volontà di proteggere questo "pallido punto azzurro nello Spazio" diventa evidente ed imperativa." (wiki)
Questa percezione viene definita Overview Effect, effetto "vista d'insieme". Probabilmente l'Overview Effect non è altro che una presa di coscienza di come stanno veramente le cose. Abituati a vivere in un'area di soli pochi chilometri di spessore, la nostra biosfera, e facendo grandi spostamenti, anche di migliaia di chilometri, ma solo in superficie, abbiamo una percezione molto distorta e limitata di questo pianeta.
Quando possiamo vedere la Terra per quello che realmente è veniamo "toccati"dalla sua bellezza e fragilità.
Forse, un'ipotetica religione del futuro metterebbe il pellegrinaggio in orbita come precetto obbligatorio, per vivere, in prima persona, questa "visione d'insieme". Un'ottimo antidoto per l'arroganza e l'ignoranza a cui ci hanno assuefatto i nostri sensi. Per il momento ci possiamo meravigliare con queste immagini.
Dante Basili