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Il film Arrival
19/06/17 10:47 Filed in: cinema
Con i miei due figli adolescenti, sono andato a vedere Arrival, il Film basato sul racconto “Storia della tua vita” del cinese americano Ted Chiang.
Non voglio certo raccontare il Film, spoilerare come dicono i giovani, ma parlare delle sue tre idee forti.
La prima idea forte è che la realtà che percepiamo è fortemente determinata dal linguaggio che usiamo per rappresentarla. E’ cosa risaputa da più di un secolo dagli antropologi che lavorano “sul campo”. Conoscere la lingua di una popolazione tradizionale e vivere per anni con loro può portare a vedere, toccare e credere, cose che altrimenti non si sarebbero mai viste, toccate o vissute come reali. Sono gli antropologi “innamorati”, così tanto derisi e osteggiati dai loro colleghi accademici.
La seconda idea forte è il concetto di linguaggio rettilineo e linguaggio circolare. E quindi anche di realtà rettilinea e realtà circolare. Quando arrivarono gli alieni inglesi nel territorio australiano incontrarono una cultura tradizionale, quella aborigena, basata sul tempo circolare e sul sogno. Gli aborigeni furono sopraffatti dalla superiorità tecnologica degli invasori e dal loro pensiero rettilineo. In questo film si invertono i fattori: i detentori della superiorità tecnologica sono gli alieni, che però comunicano con un linguaggio circolare. E la cosa si fa molto interessante.
La terza idea forte è nella dicotomia sintetizzata dai due protagonisti: uno scienziato ed una linguista. La matematica potrebbe porsi come linguaggio super partes, come linguaggio oggettivo e universale. Ossatura della scienza e predittiva della realtà, un vero e proprio linguaggio di Dio. Ma ahimè in questo film si rivela solo un dialetto con la sua realtà limitante, al pari di qualsiasi altro linguaggio. Come dice un collega matematico ad uno dei protagonisti “loro non usano l’algebra! Saranno invece le strutture base ed elementari del linguaggio a permettere la comunicazione con un’altra realtà.
Un film lento, pacato. Ricordo che molti degli spettatori, sopratutto fra i più giovani, si sono alzati palesemente insoddisfatti. Forse si aspettavano qualcosa di simile agli Avengers. I miei figli invece hanno affermato: il film più bello che abbiamo visto! Non l’ho dato a vedere, ma mi sono quasi commosso: nel loro mondo di di rumore, di continui stimoli e sovrabbondanza di informazioni il silenzio può ancora fare una breccia.
Prima di andare a letto mia figlia ha detto: “dobbiamo scrivere qualcosa su questo film.”
Ecco, l’ho fatto.
Non voglio certo raccontare il Film, spoilerare come dicono i giovani, ma parlare delle sue tre idee forti.
La prima idea forte è che la realtà che percepiamo è fortemente determinata dal linguaggio che usiamo per rappresentarla. E’ cosa risaputa da più di un secolo dagli antropologi che lavorano “sul campo”. Conoscere la lingua di una popolazione tradizionale e vivere per anni con loro può portare a vedere, toccare e credere, cose che altrimenti non si sarebbero mai viste, toccate o vissute come reali. Sono gli antropologi “innamorati”, così tanto derisi e osteggiati dai loro colleghi accademici.
La seconda idea forte è il concetto di linguaggio rettilineo e linguaggio circolare. E quindi anche di realtà rettilinea e realtà circolare. Quando arrivarono gli alieni inglesi nel territorio australiano incontrarono una cultura tradizionale, quella aborigena, basata sul tempo circolare e sul sogno. Gli aborigeni furono sopraffatti dalla superiorità tecnologica degli invasori e dal loro pensiero rettilineo. In questo film si invertono i fattori: i detentori della superiorità tecnologica sono gli alieni, che però comunicano con un linguaggio circolare. E la cosa si fa molto interessante.
La terza idea forte è nella dicotomia sintetizzata dai due protagonisti: uno scienziato ed una linguista. La matematica potrebbe porsi come linguaggio super partes, come linguaggio oggettivo e universale. Ossatura della scienza e predittiva della realtà, un vero e proprio linguaggio di Dio. Ma ahimè in questo film si rivela solo un dialetto con la sua realtà limitante, al pari di qualsiasi altro linguaggio. Come dice un collega matematico ad uno dei protagonisti “loro non usano l’algebra! Saranno invece le strutture base ed elementari del linguaggio a permettere la comunicazione con un’altra realtà.
Un film lento, pacato. Ricordo che molti degli spettatori, sopratutto fra i più giovani, si sono alzati palesemente insoddisfatti. Forse si aspettavano qualcosa di simile agli Avengers. I miei figli invece hanno affermato: il film più bello che abbiamo visto! Non l’ho dato a vedere, ma mi sono quasi commosso: nel loro mondo di di rumore, di continui stimoli e sovrabbondanza di informazioni il silenzio può ancora fare una breccia.
Prima di andare a letto mia figlia ha detto: “dobbiamo scrivere qualcosa su questo film.”
Ecco, l’ho fatto.
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