Arti marziali
I Cinque Paerametri
18/02/22 13:10
手眼身法步 "shou yan shen fa bu" I cinque parametri che secondo il M° Zumou Yuan sono di riferimento costante nella pratica, sia per auto perfezionarsi che per valutare la qualità di una esecuzione, anche di uno stile che non si conosce... Queste cinque parole possono avere diversa interpretazione a seconda del contesto, ma costituiscono sempre una importante opportunità di comprensione della nostra Arte.
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Il Kung Fu non tradirà
10/10/19 15:36
功夫不负有心人 gong fu bu fu you xin ren "Il Kung fu non tradirà mai il cuore dell'uomo". Gli sforzi fatti (gong fu) non tradiscono mai (bu fu) le persone che hanno buone intenzioni (you xin ren). In senso taoista può essere interpretato come: "L'impegno di chi si prende cura delle persone viene sempre ricompensato" o come è scritto nel Dao De Jing: "Il Cielo sostiene chi ha compassione". Nel buddhismo il vero coraggio è radicato nell'amore, o nella compassione, nel senso profondo che si da a questo termine e, viceversa, per amare ci vuole coraggio: per essere veri pacifisti ci vuole un cuore da leone. Ma per fortuna... il Cielo aiuta!
Calligrafia del M° Yuan Zumou
Alle radici dello Shaolin Quan
01/07/18 19:20
ALLE RADICI DELLO SHAOLIN QUAN
Intervista con il M° Liang Yiquan
D: Maestro che cos’è lo Shaolin Quan?
R: Questa terra su cui appoggiate i piedi (lo Henan) è una terra antichissima, culla delle antiche dinastie cinesi ed ha dato i natali a molti maestri di arti marziali. Lo Shaolin Quan è diviso in molte parti. Una suddivisione classica del Wushu, delle arti marziali cinesi, è quella in Stili del Nord, perché a nord del Fiume Giallo e Stili del Sud perché a sud del fiume. In questa suddivisione lo Shaolin viene classificato come stile del nord, ma le cose non sono corrette. Gli stili del sud sono molto forti nelle braccia, quelli del nord nelle gambe, lo Shaolin quan è forte in entrambe. Gli stili del sud hanno un atteggiamento più raccolto e chiuso, ottenendo così una buona difesa, gli stili del nord sono più ampi privilegiando attacchi potenti e decisivi, ma lo Shaolin coltiva entrambe queste caratteristiche. Per questo motivo noi consideriamo lo Shaolin Quan come una terza scuola fra nord e sud, lo “stile centrale” come al centro stesso della Cina è questa terra, lo Henan, con il Songshan, la Montagna di Mezzo.
D: Maestro, ci ha parlato delle cose comuni dello Shaolin con il resto del Wushu, ma cosa invece lo distingue?
R: Anzitutto lo storia. Una storia di 1400 anni che ha il suo massimo splendore nella dinastia Tang, ed il tempio è stato sempre legato a questioni politiche e di difesa, come ad esempio nel 1500 quando 37 monaci difesero il sud della Cina dai giapponesi. Nessuna altra scuola vanta una simile tradizione. Poi la tecnica marziale: se lo shaolin comprende le tecniche del resto del wushu ha a sua volta un diverso modo di usare gli occhi, il corpo e le braccia. In tanta storia ed evoluzione lo Shaolin ha sviluppato 72 tipi di pugilato con le loro caratteristiche uniche, con più di 200 Taolu (kata-routine) diverse. In una vita se ne possono studiare e perfezionare solo una piccola parte, così che sono più maestri a continuare ed a preservare lo stile Shaolin, ma le caratteristiche di base sono comunque le stesse.
D: Può spiegarci meglio queste caratteristiche comuni?
R: Anzitutto l’uso dello sguardo! Derivato dai principi buddhisti e della meditazione. Altri stili si concentrano sulle mani, sugli arti o sull’arma che offende o in un punto sfocato d’insieme, lo Shaolin invece guarda sempre e solo negli occhi l’avversario. E ci si esercita a non guardare mai il punto dove colpire. In questo modo si possono percepire le intenzioni dell’avversario e tenere nascoste le proprie. Il primo combattimento dello Shaolin è un combattimento di sguardo e d’intenzione, un combattimento di spirito.
(a questo punto il maestro elenca come caratteristiche preziose dello Shaolin Quan la teoria delle “Sei Armonie” tre esterne di connessione del corpo e tre interne di connessione delle energie sottili e dello spirito. Ce le rivela nel dettaglio come un importante segreto, ma noi le conoscevamo già dalla pratica del Taiji Quan. Per cortesia non glielo abbiamo detto, ma la cosa ha fatto pensare sulla cultura comune delle arti marziali cinesi)
D: In questi giorni stiamo studiando con lei Da Hong Quan, il pugilato della Grande Superficie, del Grande Flusso, che presenta peculiarità diverse dagli altri tipi di Shaolin, ce ne può parlare?
R: Tipi di Shaolin, come Xiao Hong Quan, boxe della Piccola Superfice o Lo Han Quan, Boxe del Bodhisatva, sono originari del tempio, mentre altri metodi sono stati creati da maestri che vivevano in questa zona, Lo Shaolin Quan non è solo un prodotto del tempio, ma dalla storia stessa di questo luogo. La sequenza di Dahong che state studiando fu creata dalla mia famiglia, dai miei antenati, ma nello Shaolin non diamo mai nomi di persona agli stili, come invece fanno altre scuole di wushu.
D: Questo da un punto di vista storico, ma da un punto di vista tecnico? Abbiamo visto una grossa differenza con Lo Han Quan ad esempio.
R: In Da Hong Quan le posizioni raccolte sono principalmente Shebu (con ambedue i piedi appoggiati) e raramente Ding Bu (con un piede puntato) questo per effettuare una spazzata nel momento della difesa; i colpi di palmo partono con il dorso e ruotano solo all’ultimo momento, similmente i colpi con la punta delle dita partono come un pugno e si apre la mano solo all’ultimo momento; l’esplosività della rotazione dell’anca, molto marcata in Da Hong, coincide con questo momento in cui la mano ruota o si apre. Dal rilassamento nasce la velocità, dalla velocità nasce la potenza, la potenza è anche determinata dalla giusta contrazione del corpo nel momento dell’impatto. In Da Hong subito dopo questo momento l’arto che colpisce si richiama, non rimane disteso, per evitare le leve articolari e per non scoprire il proprio centro. A differenza di Lo Han, Da hong ha un ritmo costante che può portare il cuore a superare le 200 pulsazioni al minuto.
D: Maestro la ringraziamo della sua disponibilità.
R: L’allenamento al Da Hong Quan sviluppa la forza e la potenza, ma è molto importante anche per fare cose che non necessitano così tanta forza. Non dimenticate Da Hong!
21 Agosto 1988, tempio di Shaolin.
P.S. Avevo 25 anni quando il maestro rilasciò questa intervista. Ebbi molta difficoltà nello studiare Da Hong Quan perché costruiva abilità molto diverse da quelle che avevo sviluppato fino a quel momento, tuttora non lo sopporto, ma non ho mai smesso di praticarlo e so che, come diceva il maestro, in tutto questo tempo ha migliorato il resto del mio Gongfu.
Quello che ci viene bene ci tonifica e rafforza, ma ciò in cui troviamo difficoltà ci migliora.
Dante Basili
La rana nel pozzo
13/06/18 09:15
Jing Di Zhi Wa "La rana sul fondo del pozzo"
Ogni anno scrivo un augurio per gli amici della scuola Libertao.
Una lettera aiuta ad essere vicini anche quando non è possibile esserlo fisicamente.
Rileggendola ho pensato che potrebbe interessare tutti i praticanti e la condivido anche qui
"E' importante che la nostra pratica marziale porti all'apertura ed alla condivisione. Quando la conoscenza diventa certezza il rischio è che si trasformi in prigione.
E' ben spiegato nel detto 坐井观天 "Zuo Jing Guan Tian" Seduti in fondo al pozzo guardando il cielo, o meglio ancora 井底之蛙 "Jing Di Zhi Wa" La rana sul fondo del pozzo. Indicano, nella lingua cinese, una mentalità ristretta: colui che sta seduto in fondo al pozzo vede solo una piccola porzione di cielo e nella sua arroganza la ritiene la verità assoluta. E, come la rana della leggenda che vive nel fondo del pozzo, così le persone arroganti sono aggressive e gracchiano al cielo, totalmente inconsapevoli della propria limitatezza.
Le Arti Marziali più di altre arti possono indurre all'arroganza, per questo è bello armonizzarsi praticando con il sorriso.
La rana sul fondo del pozzo è anche una metafora della condizione umana: la luce che i nostri occhi vedono è solo una piccola porzione dello spettro luminoso, i suoni che le nostre orecchie odono sono solo una piccola porzione delle onde sonore, la realtà che riusciamo a misurare e quantificare è solo una piccola porzione della realtà e le nostre opinioni in merito ad un argomento sono solo i risultati di una esperienza soggettiva che non comprende la vastità del cielo. Il concetto di "Uomo Santo" taoista e di "Risvegliato" buddhista è proprio invece della condizione di colui che, sapendo di non sapere, è conscio della grandezza del cielo: una piccola rana che, con immensa fatica è salita su, fino ai bordi del pozzo.
E si è meravigliata della vastità dell'oceano."
Dante Basili
L'Uccello esperto
13/06/18 08:43
Quando nelle arti marziali diciamo 宿鸟投林 Suniao Toulin, l'Uccello Esperto si Getta fra i Rami, intendiamo questo!
La capacità di essere determinati senza perdere quella di saper cambiare.
Esattamente come fa l'Astore quando sfreccia nel bosco: lo sguardo è fisso sulla preda, ma tutto il suo corpo può cambiare e trasformarsi per passare fra i rami.
Nelle arti marziali è una cosa pratica: quando una tecnica ha questo nome, come ad esempio in un affondo di Spada Taiji, significa che il colpo, pur essendo rettilineo, fino all'ultimo momento ha la capacità di cambiare direzione. "Non come un colpo di cannone, ma come un moderno missile che insegue il bersaglio" soleva dire un mio maestro.
Ma nella vita questa espressione ha un significato più vasto.
宿 Su possiamo tradurlo anche come veterano, vecchio, colui che ha passato la notte. Come a ricordare che il saper cambiare efficacemente non è certo prerogativa dell'impeto giovanile, ma dell'esperienza dell'adulto.
Vi sono persone che amano fare chiasso, forse perché hanno la sensazione così di venire ascoltate, e quindi di esistere, ma sono persone fragili che crollano alla prima vera notte della vita. Persone devastate dal primo accidente o dalla prima malattia grave. Chi invece ha passato la notte e ne è sopravvissuto apprezza il silenzio, ma negli occhi grida la vita e sa che cambiare è meglio che spezzarsi.
Come l'Astore che si getta fra i rami.
Dante Basili
Maestro o Artigiano?
19/05/18 08:30
Mi chiamano spesso Maestro e la cosa mi faceva piacere, perché in dialetto marchigiano “maestro” è l’appellativo che si dà a qualcuno che fa bene qualcosa. Molto simile al significato della parola 功夫 Gongfu in cinese. È maestro non semplicemente un falegname, ma un “buon” falegname, un buon fabbro, un buon intagliatore. Ed io cerco sempre di fare al meglio quello che faccio.
Però maestro si può riferire anche a “colui che conosce”, colui che sa e che ha una conoscenza completa. In questo senso io non sono certamente un maestro.
Amo le arti marziali, non solo quelle cinesi, ma non ne conosco né i confini né la profondità. Amo la comunicazione, non solo quella scritta, ma non ne conosco né i confini né la profondità. Amo la musica, no solo quella strumentale, ma non ne conosco né i confini né la profondità.
Quindi non sono maestro, di niente e di nessuno.
Al massimo sono un artigiano contento di condividere quel “poco" che sa.
Dante Basili
Dove essere colpiti
19/05/18 08:23
Quali sono le parti più sicure del corpo su cui ricevere un pugno o un calcio ben assestato?
Dante Basili, Istruttore di Arti marziali, musicista e saggista.
Ha risposto il 27 di marzo
Bellissima la risposta di Maurizio Levisani: “Fatti colpire in testa, non potrai peggiorare!”
Però in un contesto di arti marziali la domanda può diventare interessante.
A parità di livello non si può vincere una partità a scacchi senza perdere alcun pezzo.
In uno scontro fisico limitato a calci e pugni le parti del corpo a cui “si può rinunciare” sono il muscolo pettorale, la spalla ed il gluteo e, più in generale, il lato esterno di braccia e gambe, come ad esempio gli avambracci. Anche in allenamenti di palestra si può scaricare con tecniche di mano all'altezza dei pettorali, ma naturalmente con il costato, il fegato, la milza, il plesso solare o la mandibola bisogna stare invece leggeri.
Coprire il viso con la spalla su una tecnica di pugno è una strategia di protezione molto utilizzata.
Per quanto riguarda i calci i glutei, come nel classico calcio nel sedere, possono assorbire forti urti. Già l'esterno coscia, così tanto usato negli incontri sportivi, accusa molto di più. Per non parlare dei genitali e dell'articolazione del ginocchio che può seriamente danneggiarsi con un calcio potente.
Anche nella difesa da armi da taglio vale la regola della parte esterna degli arti: meglio subire un taglio alla spalla che all' ascella, all'esterno avambraccio che all' interno del polso, all'esterno coscia che un taglio all'altezza della femorale.
È sempre una buona strategia di sopravvivenza deviare i colpi pericolosi verso le zone a cui si può rinunciare
Quanto scritto si può sintetizzare, nelle arti marziali cinesi, con il detto: 保护内门 Bǎohù nèi mén, “proteggi la porta interna” e trova il suo archetipo nella posizione fetale: chiusura del delicato lato interno, 阴 yin, ed esposizione del più coriaceo lato esterno, 阳 yang.
Nodo a scomparsa
19/05/18 08:07
Nodo a Scomparsa nel rivestimento di un palo shaolin realizzato da Zauli Antonio . Usato da sempre nell'impugnatura delle armi o utensili perché permette, con corda o cordino, di fare un rivestimento omogeneo antiscivolo con il nodo che viene "riassorbito" all'interno del rivestimento stesso. Si presta a moltissimi usi. Sembra un nodo complesso, ma in realtà, come tutti i nodi essenziali, è semplicissimo ed era utilizzato anche nell'età della pietra. Frecce di diecimila anni fa avevano punta e piumaggio tenute in sede proprio con un nodo a scomparsa. E' questo che mi colpì dei nodi essenziali e di sopravvivenza: sono gli stessi in tutto il mondo e non sono migliorabili, nel senso che la loro semplicità nasconde il massimo della praticità ottenuta in millenni di tentativi.
Dal mio punto di vista questi nodi sono il simbolo delle arti marziali tradizionali.
Soluzioni efficaci che durano nel tempo!
Dante Basili
Shoubo e lotta a terra
19/05/18 08:03
SHOUBO, LOTTA A TERRA, ED EVOLUZIONE
Statua in bronzo dedicata al M° 周士彬 Zhou Shibin, Maestro del M° Zumou Yuan, nel parco della mitica associazione Jingwu.
Ci si domanda spesso sul come mai la lotta cinese sia sostanzialmente un'arte di proiezione in piedi, di lancio, che non contempla la lotta a terra.
Vi sono motivi culturali e storico-pratici.
Dal punto di vista storico, dall'antichissimo Jiaodixi, danza dell'evitare le corna, agli imperatori della dinastia Tang e Qing che adoravano le competizioni di lotta, lo shuaijiao-shoubo è stato soprattutto un gioco. Un gioco assimilabile al concetto occidentale più nobile di sport: cavalleria, correttezza, ricerca dell'abilità: il pubblico esultava (ed esulta) per una bella tecnica, magari che utilizza la forza dell'avversario a proprio vantaggio mentre rimaneva impassibile davanti alla forza brutale.
Epico ed esemplare in questo il cambattimento fra 周士彬Zhou Shibin (maestro di Yuan Zumou) e 常東昇Chang Dongsheng chiamato Farfalla di Ferro. Il combattimento finì in parità, come sport, ma le tecniche portate furono ben diverse come qualità! (senza voler fare alcuna polemica
Tipica sensibiltà cinese e per certi aspetti anche tutta estremo orientale.
Anche nel Sumo giapponese si apprezza questa abilità, come nel caso dei recenti (e relativamente piccoli) lottatori di Boke (lotta mongola in piedi all'origine della lotta cinese) che si sono dedicati al Sumo sorprendendo con tecniche di estrema pulizia e per questo amatissimi dai giapponesi.
Altro motivo storico importantissimo che motiva l'assenza della lotta a terra in Cina è l'ampio uso della lotta in battaglia.
Nella mobilità di un gioco di squadra chi è a terra è perduto! Se un mio compagno finisce a terra avvinghiato ad un nemico è relativamente facile per me, che rimago in piedi, liberare il mio compagno dall'impaccio. Sempre in un gioco di quadra, anche armato, le proiezioni in piedi (cioè non in sacrificio, per i motivi di cui sopra) forniscono un vantaggio maggiore delle percussioni: un avversario con la tipica armatura leggera delle culture estremo orientali è resistente a calci e pugni, ma sensibile alle proiezioni, anche solo un poco "cattive". Lo sa bene chi è stato proiettato duramente cosa significa rialzarsi.
Il discorso invece si inverte se si parla di duello: nel confronto a due l'esperto di lotta a terra che porta l'avversario "nel suo mondo" ha praticamente la meglio, come un pitone che, con pazienza perché ne ha il tempo, ingoia una preda. Su questo i giapponesi hanno fatto scuola e sempre per motivi storico culturali: ricordo alcune lezioni di Judo a Villa Salta, del compianto Cesare Barioli, nel quale spiegava come alcune università del Sol Levante si erano specializzate nella lotta a terra proprio per contrastare gli abilissimi e invincibili atleti di altre università che si erano specializzati nei lanci.
Quando c'è la motivazione si sviluppa l'abilità!
Lo stesso Zumou, come lottatore professionista, ebbe l'onore di studiare lotta a terra con maestri giapponesi, non con maestri cinesi.
Vorrei concludere, cogliendo l'opportunita dell'argomento della lotta a terra per parlare dei brasiliani. Il Maestro Zumou ha in qualche modo sdoganato lo Shoubo, la lotta cinese, facendolo uscire dalla Cina e diffondendolo in tutto il mondo. Un poco quello che fece Jigoro Kano con il Judo.
Ora è famoso che i brasiliani, con la loro creatività, abilità e fantasia, hanno ulteriormente sviluppato la la lotta a terra giapponese portandola ad altissimi livelli. Per Zumou lo Shoubo è un'arte antica, ma in continua evoluzione all'interno dei suoi principi. Negli ultimi campionati di Shoubo sono rimasto molto colpito dalla dedizione ed abilità, per certi versi dolcezza in senso taoista, dei brasiliani... riusciranno a fare con la lotta in piedi cinese quello che hanno fatto con la lotta a terra giapponese? Sarebbe bellissimo
Questo è solo una piccola riflessione, scritta in libertà. In venticinque anni il M°Zumou ci ha parlato moltissimo della storia e delle motivazioni alla base della lotta cinese. Ci sarebbe il materiale per scrivere un libro.
Spero comunque di avere fatto un poco di chiarezza.
Dante Basili
Un Grande Amico
29/06/17 08:55
Il Palo Shaolin sembra una scemenza, eppure quanti amici ci sono rimasti male scoprendo che, nonostante anni di pratica, non riuscivano neppure a spostarlo con un semplice calcio frontale o laterale. Il fatto è che muovendosi lentamente e con carico come questo vengono a galla tutte le magagne della struttura. E' così che scopri quanto pochi angoli di rotazione di un piede o l'espansione del Ming Men all'indietro fanno la differenza. E pensare che a vedere la ripresa sembra così semplice: è un inganno dei video, chi lo ha provato lo sa