L’ARTEMISIA E LA MOXA
La nostra cara artemisia. Anche con l’ Artemisia Vulgaris, così comune in tutta Europa, si può ottenere una buona lana di moxa che non ha nulla da invidiare alle varietà orientali. Normalmente si usano solo le foglie, ma con la varietà Vulgaris è meglio utilizzare anche le sommità fiorite che aiutano nell’infeltrimento del prodotto finale. Dopo la raccolta, normalmente da metà Luglio a metà Agosto, gli steli, di circa un metro e tagliati alla base, vanno posti ad essiccare per circa due anni. Attenzione all’arieggiamento ed a non accatastare troppo le piante: anche un poco di muffa può compromettere tutto. Ogni due mesi bisogna rivoltare gli strati per rendere uniforme l’essiccamento. La fase successiva consiste nella eliminazione del ramo centrale e rametti più grossi tenendo solo foglie e fiori, l’operazione è più semplice da fare che da spiegare: tenendo con una il fusto alla base con l’altra si sfronda con un unico movimento, dalla base all’estremità, facendo cadere foglie fiori in un contenitore. Quindi si prende una piccola quantità, si monda ulteriormente dai piccoli ramoscelli e nervature legnose (che possono però in parte essere lasciati se si fabbricano solo “sigari”) e la si mette in un macinacaffè elettrico per polverizzare il tutto, procedendo a brevi intervalli per evitare il surriscaldamento. La lana di Moxa è pronta per l’utilizzo, ma naturalmente questo è solo l’aspetto tecnico ed è difficile raggiungere da subito la qualità del prodotto orientale, si tratta di un’arte, ma comunque accessibile: se dalle nostre parti riusciamo a fare del buon vino significa che con un poco di pazienza riusciremo a fare anche della buona moxa!
Alcuni accorgimenti: in Europa vi sono circa venti specie di artemisia, tutte che potenzialmente si possono utilizzare per “tagliare” il grosso della varietà “vulgaris”. La A. absinthium ad esempio ha foglie più piccole e sembra favorire un buon infeltrimento, ma caratterizza anche molto l’odore del fumo. L’infeltrimento e la giusta consistenza sono fra le cose più difficili da ottenere, nella produzione di sigarette o sigari di moxa (utilizzando le comuni macchinette in commercio) non è un grosso problema, ma nella preparazione dei conetti di moxa è necessario che sia ottimale: se non si è soddisfatti delle prime produzioni si può sempre tagliare con moxa di produzione orientale: si ha comunque un prodotto che essendo “nativo” ha comunque molto “Jing” (qualità, essenza, viridità direbbe S. Ildegarda) ed anche una buona consistenza.
In ogni caso, per me che provengo dal mondo “essenzialista” delle Arti Marziali, è importante l’autosufficienza, scegliere il luogo, l’odore ed il sapore delle piante che utilizziamo… vederle crescere e cambiare nel corso delle stagioni… risvegliare in noi un poco del cacciatore-raccoglitore che a lungo siamo stati e non dipendere dai “bozzoli” delle città e dalla catena dell’industria.
In ultimo la lana di moxa, come si fa in oriente, si può arricchire con piccole quantità di altre erbe, meglio se fin da subito macinate insieme, ottimi risultati si possono ottenere con le varietà di salvia, eucalipto e menta.
Naturalmente l’artemisia non è solo Moxa, le sue proprietà medicinali sono note da millenni, sia in oriente che occidente, e spesso in alcune varietà sono al limite della tossicità, un buon indice di efficacia per una pianta medicinale! Artemisia a molti ricorda anche la straordinaria pittrice ribelle del rinascimento che tanto fu ostacolata per il suo essere artista donna, ma questa è tutta un’altra storia.
Dante Basili