Eventi Parigi 2014
L'evento di Parigi, il quarto incontro internazionale di Taiji e Shoubo, in occasione del cinquantenario delle relazioni diplomatiche fra Francia e Cina, si è dimostrato qualcosa di straordinario, sia come risultati, con un oro italiano nello Shoubo, che come dimostrazioni e possibilità di studio ed incontro.
In questo video ho sintetizzato in nove minuti le due intense giornate:
http://youtu.be/Bmv-w0gNOjg
Qui sono in un angolo mentre cerco di "rubare" al M° Zhang Keqiang i suoi segreti:
http://youtu.be/Zxy92IZ1SWA
I ragazzi dell'università di Shanghai durante un'esibizione al senato di Parigi, ho scritto una guida alla visione che accompagna il video:
http://youtu.be/EY73jiSz35o
Infine i primi 18 movimeti del Duida eseguiti da me e Luigi Ventura, prima nella bellissima palestra di Saint Germain e poi nel parco del Castello Vecchio:
http://youtu.be/crOW7DrELMw
Gli insegnamenti preziosi del M° Hu Yongliang, del Taiji stile Chen, una "montagna gentile":
http://youtu.be/kg8f7AeExDk
E per concludere momenti di tutte le performance della Nazionale Italiana di Taiji:
http://youtu.be/yy-bpSshEvY
Penso che se avrete occasione di vedere i video potrete apprezzare la qualità degli interventi
Dante
Hydra, cnidaria e cancro
Hydra Viridis è un animaletto comune nei laghetti boschivi, in acque stagnanti fresche e limpide, infatti ho avuto occasione di trovarlo spesso nel laghetto dei miei vicini: uno specchio d'acqua ai piedi di verdissime colline che, da quando i proprietari non lo prosciugano più per l'agricoltura (hanno seminato prato e si sono dati all'apicultura) è diventato sede di una grande diversità biologica, quest'anno è stato un pullulare di regine dello stagno, le libellule, di tanti tipi di anfibi e innumerevoli organismi microscopici come gli idrozoi.
Hydra è un minuscolo polipo di acqua dolce che può raggiungere anche i 10-15 mm di lunghezza completamente esteso, ma è così sottile che è difficile da scorgere ad occhio nudo, fa parte della grande famiglia dei cnidari, che comprende anche tutte le meduse e le madrepore delle barriere coralline. Delle diecimila specie conosciute di cnidari solo una decina hanno colonizzato, come hydra, le acque dolci e nessuna la terraferma, tutte le altre sono specie marine.
Hydra 100x
Ma cosa hanno in comune organismi così apparentemente diversi, sia come forma che come habitat? Cnidaria deriva da Knide, il nome che gli antichi greci davano alla pianta dell'ortica e proprio la presenza di speciali cellule urticanti, chiamate nematocisti, è la caratteristica unica e distintiva di tutto questo gruppo di animali. Essendo perlopiù animali predatori queste cellule hanno un ruolo fondamentale nella cattura e nella difesa, ma in realtà quella di aprirsi di colpo, con l'incredibile pressione interna di centoquaranta atmosfere, per pungere o paralizzare la preda liberando tossine in meno di due millisecondi, è solo una delle numerose funzioni di queste strutture cellulari. Hydra ad esempio oltre alle nematocisti "penetranti" utilizza anche quelle "volventi" con le quali immobilizza le prede e quelle "glutinanti" che utilizza negli spostamenti permettendo all'animale di ancorarsi al substrato. Le tipologie di nematocisti sono comunque molto varie: delle approssimativamente trenta presenti nella totalità dei cnidari, gli idrozoi ne possiedono ben ventitré! Un esempio di polifunzionalità: quando la Natura trova una struttura efficiente la utilizza in tutti i modi possibili.
400x tentacolo di Hydra con zooclorelle e nematociste carica
400x Tentacolo Hydra con nematocisti cariche CdF
Altra struttura semplice e polifunzionale delle Hydre e di tutti i cnidari è il Celenteron, una cavità a forma di sacco che comunica solo con la bocca: ha la funzione di assimilare come uno stomaco, di digerire come gli intestini, di fornire un supporto scheletrico idrostatico ed infine di espulsione: questi antichissimi animali non hanno un ano! La preda avvinghiata ai tentacoli viene inserita nel celenteron attraverso la bocca, viene digerita in lunghe ore e poi i residui indigeribili vengono espulsi nuovamente dalla bocca.
Tutti i cnidari possono essere considerati organismi bidimensionali visto che la maggior parte delle cellule che li compongono sono concentrate sugli epiteli, sulle superfici: sono una sorta di "pelle viva" con tanto di sistema nervoso disposto a fitta rete neurale bidimensionale, con maggior concentrazione nel disco pedale e nella zona orale.
Eppure è proprio con i cnidari che per la prima volta prende avvio la tendenza evolutiva in base alla quale determinate cellule abbandonano gli epiteli per il tessuto connettivo sottostante: esempi viventi di come il tessuto muscolare e nervoso si siano evoluti dal tessuto epiteliale. Senza questi primordiali esperimenti della Natura noi umani non avremmo oggi la struttura organica che abbiamo!
Un sistema nervoso che permette una trasmissione "diffusa" dei segnali, come le increspature di un sasso su di uno stagno, permette fra l'altro ad Hydra diversi tipi di locomozione, oltre al semplice fluttuare, come lo spostamento a bruco (A) o quello a capriola (B)
La forma a fiore delle Hydre è comune anche alla maggior parte dei cnidari, sia nella struttura a medusa che in quella a polipo, per questo vengono definiti "i fiori del mare". Gli zoologi chiamano questa struttura “simmetria radiale” ed implica che le componenti, come i petali di una margherita, si ripetano e siano distribuiti a 360 gradi. La simmetria radiale si è rivelata vincente quando una risorsa, abbondante, ma diffusa, come plancton, luce o insetti impollinatori per i fiori, o un pericolo, può giungere, con uguale probabilità, da una qualsiasi direzione.
Inoltre la particolare Hydra che trovo così spesso nelle fresche acque dei vicini è di un colore verde brillante: Hydra Viridis, dovuto a zooclorelle, alghe che vivono in simbiosi al suo interno. Le zooclorelle ricevono dagli ospiti nutrienti, CO2, e un substrato esposto al sole ( per questo Hydra Viridis cerca la luce) ed in cambio forniscono i prodotti della fotosintesi che possono costituire fino al 90 per cento della loro alimentazione.
Un'idra quasi vegetariana quindi è forse per questo l'ho vista così poche volte ingurgitare qualcosa, a differenza delle altre Hydre "pallide".
Il nome Hydra nasce dalla capacità impressionante, in realtà comune a tutti i cnidari, di guarire e rigenerare parti perdute in seguito ad attacchi! come il mitico ed omonimo mostro al quale ricrescevano le teste tagliate. Questa proprietà rigenerativa insieme alle tossine delle nematocisti sono oggetto di studio nella ricerca di nuovi farmaci per contrastare l'invecchiamento, per malattie neurologiche, degenerative, autoimmuni... Molti dei "veleni" presenti in natura si sono già da tempo rivelati preziosi farmaci.
Questi organismi sono fra i primi animali pluricellulari comparsi sulla terra! I reperti fossili dei cnidari risalgono al Precambiano, seicento milioni di anni fa.
Proprio questa antichità ha recentemente gettato nello sconforto gli scienziati con la scoperta che anche gli idrozoi, nel loro piccolo, si ammalano di cancro: significa che il cancro ha un'origine evolutiva antichissima, che è correlato alla vita multicellulare e che quindi debellare il cancro è ancora più complicato di quanto ci si aspettasse! D'altro canto con questi animali possiamo disporre di organismi in più con cui studiarne la genesi, per sviluppare strategie più efficaci di cura.
Ma questi animali stanno scomparendo!
Hydra è solo una delle poche specie di acqua dolce, molto studiata solo perché facilmente accessibile ai naturalisti e biologi dell'Ottocento, ma la maggior parte dei cnidari vive nei mari ed i loro principali rappresentanti sono le madrepore, le barriere coralline. Queste scogliere competono per varietà solo con le foreste pluviali tropicali, considerate a rischio, ma a detta di J.E.N Veron, il più grande esperto mondiale di coralli, per le madrepore è già cominciato il funerale.
Non per motivi naturali, ma a causa dell'attività umana.
E non ne avremo solo un danno in quanto medicine, ricerche o cure mancate, ma anche per la perdita di una incredibile bellezza.
Gli organismi di questo pianeta si sono evoluti insieme a noi: il loro destino determina anche il nostro, anche se questo, per ignoranza o per una struttura mentale “da padroni”, non è subito evidente.
Veron conclude una sua accorante e deprimente conferenza (a cui purtroppo erano presenti solo persone già sensibili all'argomento) con queste parole:
"Usate la vostra influenza, per il futuro del pianeta, fate conoscere questa storia. Non è una favola. È la realtà."
È quello che ho cercato di fare qui, ora, con questo scritto e per i pochi amici cha avranno la pazienza di leggere.
È necessario, per principio, prendersi cura anche di ciò che normalmente ignoriamo... In attesa di una maggiore comprensione!
Dante Basili
Per consultare le fonti e per approfondimenti:
Alle origini del cancro, Valentina Murelli, Le Scienze 552
Corals of the World, JEN Veron, Australian Institute of Marine Science
La fine della barriera, Iain McCalman, Le Scienze 552
Per lo studio dei tumori sugli idrozoi del Prof. Thomas Bosch
Zoologia degli invertebrati, Barnes, Piccin (2014)
Acquario segreto, M. Gazzaniga, G.E. Castelnegrino (2012)
I RAGNI, LA PAURA E LA CONOSCENZA
Tegenaria Atrica
Mia figlia, undicenne, ha il terrore dei ragni.
Da una ricerca fatta su bambini inglesi alla soglia della pubertà, è risultato un enorme aumento del ribrezzo per i ragni tra le ragazzine, ma non tra i ragazzini. All’età di quattordici anni la repulsione per i ragni si innalza drasticamente fino a diventare due volte più alta nelle femmine che nei maschi. Inoltre i ragazzini affermavano di temere i ragni perché pericolosi o velenosi, mentre le ragazzine affermavano di temerli perché “brutti e pelosi”. Il fenomeno è stato messo in relazione allo sviluppo del pelo pubico, in società dove, come la nostra e la mia, gli organi genitali adulti sono nascosti dai genitori o dai censori dei film. Alcune ragazze possono trovare un disagio in questo mutamento fisiologico: da bambine i loro corpi erano lisci e morbidi e poi all’improvviso diventano “sporchi e pelosi”, cosa invece molto meno evidente nei ragazzi che sanno già che diventeranno pelosi come i loro padri.
La connessione fra terrore dei ragni e sviluppo sessuale sembra confermata da mia figlia che al terrore per gli aracnidi associa anche l’interesse per il loro “accoppiamento”: da debita distanza e con ribrezzo li guarda con attenzione per osservarne la copula o l’eventuale cannibalismo che spesso ne consegue.
Ho colto l’occasione di questa dualità ed ho proposto a mia figlia di comperare il miglior manuale in commercio per il riconoscimento dei ragni e per saperne di più sulle loro abitudini e con mia sorpresa ne è stata entusiasta: spesso ciò che temiamo richiama anche il nostro interesse. Ha aspettato con entusiasmo l’arrivo del libro come se fosse un evento, forse con l’aspettativa che una maggior conoscenza potesse aiutarla a fugare le sue paure. Il primo ragno che abbiamo identificato è stato Pholcus, il famoso ragno ballerino”. E’ un ragno diffusissimo nelle abitazioni: corpo minuto e zampe lunghissime che se disturbati, ad esempio da un soffio o da un tocco leggero, provocano per difesa un movimento oscillatorio nella tela che li rende difficilmente distinguibili, da qui il nome di ragni ballerini. Per vedere i piccoli anelli bianchi che alcuni di loro hanno nelle articolazioni abbiamo dovuto avvicinarci per vederli da vicino vincendo la repulsione. In effetti sono forse i ragni più carini, convivono pacificamente fra loro, ma con i ragni di altre specie sono decisamente aggressivi: quando incontrano una Tegenaria, incredibilmente più grande di loro, la imbozzolano riducendola all’immobilità poi segue un morso velenoso di grande efficacia, a questo punto la preda viene svuotata mediante un altro morso su una zampa. A mia figlia naturalmente ha interessato molto che i maschi di alcuni tipi di questi ragni offrono alla femmina una preda imbozzolata, dopo la copula, per non essere divorati. La sua mente di bambina ha considerato questo comportamento “tradizionale e all’antica” perché queste cose, il fare regali, anche fra gli umani non si fanno più… Poi è stata la volta della Tegenaria che naturalmente non abbiamo riconosciuto subito, ma che tutti in famiglia abbiamo temuto: un corpo lungo fino a 18 millimetri a cui ci sono da aggiungere le zampe pelose, diversi centimetri di schifezza marrone li sul soffitto, al di sopra del letto! La prima cosa che ho pensato è che fosse entrato in casa insieme alla legna, ed invece no, è un ragno domestico che vive sopratutto all’interno degli edifici (Tegenaria Atrica) e che non si vede quasi mai perché crea la sua ragnatela ad imbuto in luoghi appartati, come dietro ad armadi e soffitte, nella quale si apposta. Se non riesce a catturare una preda per un periodo troppo lungo, allora comincia a vagare alla ricerca di territori più fruttuosi ed ecco che lo vediamo sui muri o a non riuscire più a risalire il lavabo dopo esserci caduto dentro. Dopo averlo riconosciuto abbiamo osservato il suo comportamento, tutti distesi sul letto e guardando il soffitto: stava ben attento a passare alla larga dai piccoli, ma temibili Ballerini e dopo un poco si è “addormentato” in un angolo proprio sopra le nostre teste. A mia figlia ha colpito molto il “romanticismo” di questo grosso ragno: la sua copula è ripetuta per diverse ore, inframezzata da alcune pause durante le quali i due ragni riposano pacificamente uno accanto all’altro. Quando ho cominciato ad industriarmi per far cadere la Tegenaria, catturarla con un bicchiere ed un foglio di carta, e metterla fuori casa (l’idea che ci cadesse in faccia di notte non era allettante neppure per me) mia figlia non ha voluto: “Lascialo dormire in pace” - mi ha detto - “è così carino!”
Ho subito capito che qualcosa era successo, un piccolo-grande salto interiore.
La conoscenza, e la consapevolezza che ne consegue, è forse la miglior strada per trasformare le paure in preziose risorse.
Bibliografia:
L’Animale Donna, Desmond Morris, ed. Mondadori.
Guida ai Ragni d’Europa H. Bellmann, ed. Muzzio
Dante Basili
Gli Antichi, il Cibo ed il Mismatch
Alcune indicazioni dietetiche del Taoismo tradizionale possono fare insorgere perplessità:
"I Cinque Cereali sono forbici che tagliano la vita, fanno marcire i cinque organi, accorciano la vita. Se un chicco entra nella vostra bocca, non sperate nella Vita Eterna! Se desiderate di non morire, possa il vostro intestino esserne libero!"
Eppure l’intera cultura cinese, come quella dell’antico Egitto o quella della Mesopotamia sono state possibili solo grazie alla cerealicultura! Ma guardando questa affermazione da un punto di vista più ampio l’ avversione per il “lavoro dell’uomo” può non essere così’ sorprendente. Sopratutto se confrontata con i risultati della moderna biologia evolutiva.
Zhuangzi che sogna di essere una farfalla: sia i tratti del salice, dell’erba e delle foglie, della roccia e delle montagne lontane sono più marcati e presenti di quelle della figura umana: nel Taoismo l’uomo non è padrone, ma solo una componente dell’Universo.
La socialità e l'individualità sono aspetti che convivono ambedue nell'essere umano... Sia angelo che demone diceva Pascal. In natura organismi come formiche ed api esprimono bene il sacrificio- servizio della socialità, altri come le aquile l'egoismo-autonomia della individualità, ma l'essere umano ha la contraddizione di muoversi fra questi due istinti contemporaneamente. (Wilson, La conquista sociale della Terra). Se l'agricoltura ha permesso la nascita delle città, dei grandi imperi ed in definitiva delle grandi culture con un grosso squilibrio verso la "socialità", il Taoismo pur essendo all'interno di una di queste grandi culture ha una forte tendenza all'antico, all'individualità.
Emblematico in proposito il "grande rifiuto" di Zhuanzi all'imperatore che gli chiede di diventare ministro per il bene del paese... che l'imperatore non ne abbia a male, dice Zhuangzi, ma Zhuang preferisce rotolarsi nel fango.
Dal punto di vista alimentare l'accumulo dei cinque cereali, con il conseguente nutrirsi quotidianamente, il sentirsi sempre sazi, la vita sedentaria della vita cittadina possono generare sia problemi di salute che comportamentali e psicologici ed è naturale che i taoisti, così sensibili a percepire l'energia delle cose, vedessero in tutto ciò un allontanamento dal Dao, da un sentiero naturale. Ciò portava gli eremiti taoisti a vivere per interi periodi di tuberi, funghi, radici, noci ed erbe, ricchi di Jing, vicini al Dao e lontani dal l'operato umano e porta i simpatizzanti taoisti di oggi a digiunare con regolarità (perché l'uomo antico non mangiava certo tutti i giorni) a inserire nella propria dieta grandi quantità di alimenti "selvatici" a camminare scalzi per interi periodi dell'anno, a stare seduti per terra evitando le poltrone, anche nelle nostre moderne città, ed a passare tanto, tantissimo tempo con le erbe, gli alberi, le rocce, le acque, magari dando a questo “tempo del gioco” il nome di "escursione" "pesca" “raccolta dei funghi” o “ricerca biologica”. In termini più moderni si può affermare che il nostro organismo non è adattato a vivere come stiamo vivendo ora, negli ultimi diecimila anni dalla nascita dell'agricoltura. Per molto più tempo (200 mila anni da quando siamo Sapiens e un milione e seicento mila anni da quando usiamo il fuoco) non abbiamo mangiato regolarmente, come scimmie senza peli abbiamo sudato tutti i giorni, non cereali, ma carne ( non tutti i giorni, ma solo quando i maschi riuscivano a portare a casa qualcosa) frutta e verdure erano gli unici alimenti... Tutto ciò ha generato un disaccoppiamento, un mismatch, fra la nostra evoluzione biologica e quella culturale: il nostro organismo, ancora da cacciatore raccoglitore, non riesce a stare al passo con la vita urbana degli agricoltori sedentari, generando i problemi di salute tipici del mondo attuale. In Cina la cultura Taoista, un vero e proprio tramite fra un mondo antico e quello moderno, e per moderno si intende quello cominciato diecimila anni fa, ha già dato le sue risposte con indicazioni alimentari e pratiche fisiche, quelle che oggi chiamiamo meditazione, Qigong ed arti marziali interne, per trovare e mantenere una armonia in questa contraddizione. I moderni biologi evolutivi, in occidente, lo stanno facendo ora! Come scrive D.E. Lieberman nel suo La storia del corpo umano: " Che ci piaccia o no, siamo primati grassocci e senza pelliccia a cui piacciono gli zuccheri, il sale e i grassi, ma siamo ancora adattati a una dieta diversificata ricca di frutta e verdura, noci, semi, tuberi e carne magra. Ci piace rilassarci, ma i nostri corpi sono ancora quelli di atleti di resistenza evoluti per camminare per molti chilometri al giorno e per correre spesso, oltre che per scavare, arrampicarsi e trasportare pesi. adoriamo le comodità, ma non siamo ben adattati a trascorrere le giornate seduti in poltrona...." Un libro da leggere e meditare, come molti di noi hanno già meditato i classici del Taoismo.
Dante Basili
Moxa, tecniche e trattamenti
SABATO 18 OTTOBRE 2014, PRESSO LA SEDE DI PIANDISPINO
moxa indiretta con sigaro
Il termine cinese che in occidente traduciamo come "agopuntura" è in realtà Zhen Jiu 针灸 che letteralmente significa "aghi e moxa". Ciò significa che la tecnica degli aghi, anche se è la più famosa, è solo una delle tecniche della medicina tradizionale e che la moxa, il trattamento dei punti con il calore, ha altrettanta dignità. Inoltre un proverbio dice: "metà del cielo sono aghi, l'altra metà è la moxa" e significa che vi sono squilibri che reagiscono molto bene agli aghi, mentre altri reagiscono bene alla moxa. Il clima del nord e centro Italia, in particolare, per diversi mesi dell'anno freddo-umido, favorisce l'utilizzo della moxa. Il vantaggio della moxa sta nell'essere di facile apprendimento e non necessita una competenza medica, la tecnica indiretta può essere praticata anche da un bambino e può essere di grande aiuto in un contesto familiare.
Personalmente, insieme all'uso delle erbe spontanee del proprio territorio, consiglio a tutti una conoscenza di base di questa meravigliosa e benefica procedura. La Moxa è un grande dono degli Antichi, che un tempo non era solo di uso esclusivo della cultura cinese: per avere una maggior autonomia e libertà di scelta nei confronti del proprio "equilibrio".
Dante Basili
moxa diretta con fettina di zenzero
Programma del seminario: tecniche di base della moxa diretta ed indiretta, esposizione delle tecniche alternative, nozioni sulla preparazione casalinga della lana di moxa, trattamento dei disturbi e squilibri più comuni.
Inizio ore 9 conclusione ore 12,30 presso la sede Tiandihe di Piandispino.
(Al termine è possibile pranzare presso il locale circolo, una occasione anche per parlare in maniera informale di questo aspetto dell MTC)
Per ulteriori info:
Luca Michelacci cel 3333635030
Dante Basili fisso 0543497100
Pagina dedicata all'artemisia
Tutte le date dei seminari
IL VIANDANTE, LA BORSA E LA BORSETTA
Alcune considerazioni su di una interessante "meditazione esperienziale" durata qualche mese e appena conclusasi, insieme ad una amica. Le pubblico con l 'augurio che possa essere di stimolo anche ad altri come lo è stato per noi.
Cara ....... al nostro prossimo incontro completeremo un importante capitolo del nostro cammino insieme: la borsetta, o meglio: la borsetta all'interno della borsa.
La vita quotidiana, negli ultimi 10.000 anni, con l'avvento dell'agricoltura e delle città, è regolata da orari rigidi e norme, alla ricerca della riproducibilità e con il timore degli imprevisti. E, come tutti i sedentari, abbiamo i nostri beni essenziali sparsi per la nostra abitazione: occhiali e libri nello studio, il fuoco ed i coltelli in cucina, l'accesso all'acqua, per noi (al momento) fortunati, sia in diversi punti della nostra tana che all'esterno. Ma la vita quotidiana che abbiamo vissuto per gli altri 190.000 anni in cui siamo stati cacciatori raccoglitori era invece scandita da orari biologici elastici, come quelli del cibo e del sonno ed era piena di imprevisti, di pericoli, ma anche di novità. Questo uomo portava ( e porta ancora oggi, fra i Masai, i Pigmei, i Koishan) sempre con sé ciò che per lui era necessario alla sopravvivenza: come "viandante" non poteva farsi trovare senza questo "equipaggiamento" essenziale. Un esempio tipico è l'equipaggiamento di Otzi, l'uomo del Similaun vissuto sulle Alpi migliaia di anni fa: necessario per il fuoco, collana con funghi curativi, coltello, ascia....e il tutto sempre con se. Nel mondo moderno, gli abitanti dei "bozzoli" , i cittadini, rivivono tutto ciò solo nei momenti di conflitto (kit di sopravvivenza militari) o quando ritornano viandanti immergendosi nella natura ( escursionismo, scoutismo) e in poche altre particolari attività ludiche o lavorative. In epoche meno recenti, ma pur sempre biologicamente vicinissime, sciamani, curandere e streghe avevano sempre con sé, spesso sotto forma di piccola borsetta al collo, il necessario alla vita, e la conoscenza del territorio, dei luoghi particolari, erbe, alberi e sorgenti, per tutto il resto. Prima di dedicare questo compito agli altri, come è accaduto nelle grandi civiltà agricole con le loro caste, da sempre ogni essere umano nasce con l'istinto del biologo e del geografo. Semplicemente perché, altrimenti, non sarebbe sopravvissuto!
In questo nostra meditazione vissuta insieme abbiamo costruito la nostra borsetta all'interno della borsa: per me, maschio, una sorta di kit del pronto soccorso e per te, femmina, un piccolo contenitore di tessuto colorato, altrettanto leggero, ma ambedue con all'interno l'essenziale: il necessario per il fuoco (accendino) una lama (coltellino) un medicinale generico ( un antinfiammatorio nel tuo caso, accessori di medicina tradizionale cinese nel mio) un disinfettante, detergente e cicatrizzante (olio essenziale di lavanda per ambedue) più altri componenti che caratterizzano i nostri bisogni e competenze, ma cosa importante: la "borsetta" è comunque piccola, leggera e può stare comodamente nella tasca di un giaccone. Poi abbiamo ricercato una borsa dove normalmente tenere questo kit, nel tuo caso una bella borsa di tessuto colorato, nel mio un piccolo zaino militare mimetico: all'interno vi hanno trovato posto gli occhiali da vista, perché non siamo più giovanissimi, i libri di lettura e di studio, così importanti per noi e biancheria intima come ricambio per almeno due giorni, una borraccia o bottiglietta per l'acqua, il cellulare ed una efficiente luce led ed altro ancora che caratterizza le nostre particolari abitudini e necessità, come il mio taccuino da naturalista ed il tuo pendolo da radioestesia: il mio zaino è forse troppo vistoso per camminarci in città, ma la tua sembra una borsa molto comune per una donna. Importante per noi è stato anche riconoscere il significato che per l'umanità ha avuto l'uso del fuoco e del coltello, che ha di molto preceduto la specie Sapiens, quasi fossero elementi sacri: Homo habilis utilizzava utensili e socializzava e si proteggeva con in fuoco del bivacco già un milione e seicentomila anni fa: dietro l'accendino nelle nostre borsette c'è molto più di un semplice accessorio per accendere le sigarette!
Questo l'aspetto tecnico, poi vi è stato l'aspetto esperienziale: ci siamo imposti di tener borsa e borsetta vicino a noi anche all'interno delle nostre case e non solo, come normalmente si fa in piccoli e grandi viaggi o comuni spostamenti! Nei mesi di questo esercizio vi è stato un effetto, una ricaduta psicologica, che oserei definire rasserenante: per me ad esempio è stato bello non dipendere da un luogo preciso per poter leggere o studiare ed aver sempre a portata di mano ciò che riconosco come importante: se tutta la "sicurezza" che ci siamo costruiti con il nostro attuale modo di vivere dovesse improvvisamente crollare, avrei comunque nell'emergenza risposte immediate, per me è per i miei cari! Poi il divertimento: la curiosità di vedere cosa mette l'altro nel proprio kit-borsetta-borsa è stato senza dubbio molto più interessante che parlare del tempo che fa. La sensazione che questo gesto, il guardare (e curiosare) l'equipaggiamento dell'altro, fosse qualcosa di molto antico.
Questo e molto altro, difficile, da un punto di vista emotivo, da spiegare: un dono che viene da lontano, da quando l'uomo e la donna, pur essendo già fisiologicamente uguali a noi, conducevano una vita molto diversa dall'attuale.
Costruire la propria borsa e borsetta è stato in sostanza uno stimolo ad essere ancora viandanti in una società che non ha più ne lo spazio fisico ne psicologico per esserlo.
Dante Basili
Le mani e la longevità
In uno studio fatto in Cina negli anni ottanta sul fenomeno della longevità emersero dati che in parte ci si aspettava e che in parte, invece, hanno sollevato ulteriori domande.
I dati ovvi erano quelli legati alla qualità dell'ambiente: vi sono zone particolarmente felici dal punto di vista climatico ed ambientale, con buona aria e buona acqua, buon cibo e dove per tradizione vivono persone centenarie. E' così in ogni parte del mondo e non solo in Cina, anche se queste oasi della longevità sono sempre più a rischio di estinzione. Altra cosa ovvia è la componente alimentare, sopratutto quando non è sostenuta dalla componente ambientale: un ottantenne che sputa sangue a causa dei componenti tossici che ha assimilato lavorando per buona parte della vita in fabbrica, ma che ha una buona qualità della vita grazie all'alto consumo di te verde (almeno un litro al giorno) è un esempio tipico, paragonabile a quello delle popolazioni longeve dell'europa che fanno un largo uso di yogurt od a quello della particolare dieta degli abitanti delle isole di Okinawa. Altro aspetto invece caratteristico della cultura cinese è il sostegno di pratiche quali in Qi Gong e le Arti Marziali: persone che nascono con gravi malformazioni fisiche possono addirittura raggiungere l'età avanzata grazie a queste arti e si cita come esempio un famoso maestro di Bagua nato con una malformazione alla milza...
Diversa invece la questione dell'alta incidenza di persone longeve, in Cina, fra i musicisti. Fra le diverse ipotesi la più accreditata è quella che sostiene l'importanza della cura della "mano" nel mantenimento della buona salute. Tradizionalmente esiste una specifica agopuntura della mano (oggi molto diffusa in Corea) ed uno specifico massaggio che vede, come già succede per l'orecchio ed il piede, l'intero corpo riflesso sul palmo della mano, ma anche dal punto di vista della scienza occidentale la "mano" è ciò che ci rende umani, visto la "manualità estrema" e l'ampia zona deputata all'uso della mano nella corteccia cerebrale, della nostra specie. Questo potrebbe essere alla base della longevità fra i musicisti che negli strumenti tradizionali quali flauto, liuto e cetra orizzontale, fanno un uso sofisticatissimo delle mani!
Di fatto in molte pratiche tradizionali per la salute e la longevità la cura della mano è al primo posto: nelle sequenza quotidiana del "Jian Shen Fa" che insegna il maestro Yuan Zumou (a sx nella foto) i primi dodici esercizi sono tutti sulle mani.
(I dati citati sono tratti da "Il segreto del vivere a lungo" di Liu Zheng Cai, Jaka Book)
Aggressività e Brutalità
Questa mattina il M° Zumou ci ha parlato dell'aggressività e della brutalità e di come questi due concetti, ben distinti nella tradizione cinese, siano spesso visti come una cosa unica dai suoi allievi occidentali. Questa volta forse abbiamo capito un po' meglio: per aggressività il maestro intende la volontà di distruzione, il desiderio di fare del male, noi la chiameremmo "premeditazione", per brutalità invece intende la reazione istintiva dell'animale che è in noi, che agisce senza ragionare e che è vista come qualcosa di naturale. Ora, secondo il maestro, un buon praticante di Arti Marziali "ferma" l'aggressività (come dice l'etimologia del carattere Wu 武 una mano che ferma una alabarda, non che la usa) mentre invece "maestreggia" la brutalità (non abbiamo trovato nessuna altra traduzione perché "controlla" "dirige" o "imbriglia" non vanno bene).
Per maestreggia il maestro intende dire che lo scopo della pratica delle arti marziali è rendere il più nobile possibile questo aspetto animale, ad esempio istintivizzando tecniche che preservano la vita o, nella pratica sportiva, avere sempre a cuore l'incolumità dell'avversario.
O almeno questo è quello che ho capito io.
Domani mi faccio scrivere dal Maestro il caratteri "aggressività" e "brutalità" in cinese che forse dall'etimologia possiamo capirci qualcosa in più.
Dante
TUI SHOU
Fin dagli anni 80 utilizziamo nelle nostre scuole una sequenza didattica di Tui shou che studiai all'Istituto di Educazione Fisica di Pechino e che si è rivelata, nel tempo, un'ottimo approccio didattico a questo importante aspetto del Taiji Quan.
Di seguito tutti i singoli step:
1) Tui shou ad una sola mano orizzontale
2) Tui shou ad una sola mano verticale
3) Tui shou ad una sola mano sui tre livelli (alto, medio e basso)
4) Tui shou ad una sola mano camminando
5) Tui shou a due mani orizzontale
6) Tui shou a due mani con cambio di mano
7) Tui shou a due mani obliquo
8) Tui shou a due mani obliquo con cambio di mano
9) Tui shou completo a due mani (beng, Lu , ji, an )
10) Tui shou completo a due mani con cambio di mano
11) Tui shou completo a due mani camminando
12) Da Lu grande spostamento (zai, lie, zhou, kao)
Gli esercizi 7 e 8 non fanno parte della sequenza originale, che si trova anche in molti libri didattici di Wushu, ma li ho imparati dal maestro Daniel Li (allievo di Bruce lee che, alla morte del maestro, si è dedicato interamente al Taiji) e li ho inseriti per il loro valore didattico.
Su questa base, comune a tutti gli stili di Taiji si innestano molti altri esercizi caratteristici dei singoli stili, come quelli dello stile Yang studiati con il M° Yuan Zumou e dello stile Chen (nella foto sopra) studiati con i maestri Ma Hong e Guo Ming Xu.
Dante Basili
Tutorial Olio essenziale di rosa
Qui sotto due delle nostre profumatissime rose inglesi, quella in alto è la Abraham Darby dall'incantevole odore fruttato.
Le migliori rose per olio essenziale rimangono comunque le "antiche" Damascene, anche se in ogni caso la resa in olio è così poca (con cinque chili di petali neppure una goccia) che, come nel mio caso, preferisco non separare l'olio dal distillato, ottenendone una profumatissima acqua di rosa. Quindi questo tutorial andrebbe chiamato "idrolato di rosa", ma nessuno vieta nonostante la bassisima resa, di separare il prezioso olio.
Anzitutto bisogna prestare attenzione che nella Cucurbita (la caldaia dell'alambicco in vetro o come nel nostro caso in acciaio) vadano solo i petali delle migliori rose, bisogna stare molto attenti alle muffe e che non vi cadano insetti, non solo per un motivo etico: una sola cimice (in questo preparato ne erano finite dentro tantissime, nascoste nella varietà di rosa rossa) può rovinare con il suo olezzo una giornata di lavoro!
Nella foto sopra, a destra si vede il Duomo, chiamato anche Elmo, praticamente il coperchio del distillatore, in questo caso in acciaio con una valvola della pressione ed un tappo di sicurezza.
Importantissimo del caso dell'estrazione di olio essenziale in corrente di vapore che oltre al cestello inferiore nella cucurbita, che separa l'acqua dalle erbe, vi sia anche un cestello superiore, che mantiene il materiale alla giusta pressione.
Nella foto sotto si vede il condensatore dell'alambicco, in questo caso formato da una parte in acciaio e da un espansore (a destra) che ha la stessa funzione ( a mio avviso è meglio) della più comune serpentina. A sinistra un separatore a sfioramento.
Ed ecco l'alambicco montato. E' di fondamentale importanza che il flusso d'acqua refrigerante che passa attraverso l'espansore vada dal basso verso l'alto (e non viceversa). Importantissimo il "controllo del fuoco" : la distillazione deve procedere a fuoco moderato, sufficiente a permettere un semplice gocciolamento del distillato, non un flusso continuo, indice di temperatura troppo elevata.
In caso che, nonostante il "giusto fuoco" dall'espansore insieme alle gocce esce anche vapore o addirittura solo vapore significa che il liquido refrigerante non fa il suo lavoro, bisogna aumentarne il flusso... Vi sono diversi modi per separare l'olio essenziale che galleggia sopra il distillato, nella foto qui sopra ho usato un separatore a sfioramento in vetro: il beker a destra si riempie automaticamente di solo idrolato mentre l'olio essenziale si accumula e galleggia nel cilindro graduato, una bella comodità!
La distillazione può durare dai quaranta minuti all'ora o, per i puristi, anche alle diverse ore. Bisogna valutare che il grosso dei componenti degli olii essenziali si estrae nei primi trenta minuti e proseguire a lungo la distillazione può essere controproducente dal punto di vista dei consumi. L'olio essenziale (ma anche l'idrolato) va quindi conservato in bottiglie con vetro scuro ed al buio.
Importante: per stabilizzarsi un olio essenziale, come il buon vino, richiede del tempo, non fidatevi del "primo" odore! Ricordo la mia prima estrazione di camomilla selvatica: sia l'olio che l'idrolato erano di odore così intenso (nauseante) che decisi di buttar via tutte le boccette e mia madre volle invece tenerlo almeno per pulire i pavimenti. Quando diversi mesi dopo aprimmo le bottiglie l'odore era diventato soave: dopo anni ne ho ancora una piccola quantità che uso solo come profumo e che mi ricorda quell'incredibile ed "unica" fioritura di camomilla...
Da allora ho imparato la lezione.
Buona estrazione a tutti.
Dante Basili
Sciroppo di Sambuco
Sambuco Sciroppo
Dopo la precedente monografia sul Sambuco ecco una delle più importanti (e buone) ricette di questa preziosa pianta. Lo sciroppo di Sambuco in alcuni paesi del nord Europa è un vero e proprio culto, ma merita di essere meglio conosciuto anche da noi, non solo per le sue proprietà dissetanti, diluito in acqua fredda con una fetta di limone o con qualche foglia di menta, ma anche come depurativo ed espettorante, diluito in acqua calda.
Dosi
12 fiori di sambuco
1 LT di acqua
4 limoni (bio dovendo utilizzare anche la scorza)
1,2 kg di zucchero
120 cc di aceto di mele
Macerare i fiori insieme all'acqua ed ai limoni tagliati interi a fette per due giorni, in un barattolo chiuso. Pressare in modo che fiori e fette di limone siano completamente coperte dall'acqua.
Filtrare e pressare il contenuto ( io uso un torchietto da erboristeria, ma il buon vecchio panno spremuto a mano va sempre bene) aggiungere al macerato lo zucchero e l'aceto di mele, portare ad ebolizione, a fuoco basso, per "qualche" minuto fino a che si raggiunge una consistenza sciropposa ed imbottigliare subito, ancora caldo.
Conservare al buio ed una volta aperta la bottiglia riporlo in frigorifero.
Diluire un cucchiaio circa per bicchiere, in acqua fredda come dissetante od in acqua calda come depurativo ed espettorante.
Questa è la mia ricetta personale, ma vi sono numerose varianti, la più interessante è quella di tenere il macerato per più di due giorni (anche settimane) in un contenitore chiuso ermeticamente sotto i raggi del sole, con anche lo zucchero già in soluzione. L'aggiunta dei raggi del Sole non è cosa da poco per questa pianta, che è una "Signora delle Acque", ma in questa procedura bisogna stare molto attenti ai fenomeni fermentativi che possono addirittura arrivare a far esplodere il contenitore... altre possibilità sono quelle di utilizzare il miele al posto dello zucchero o sostituire l'aceto di mele con 30 grammi di acido citrico (acquistabile in farmacia).
Dante Basili
Il Sambuco, pianta preziosa in oriente ed occidente.
SAMBUCUS NIGRA L.
接骨木 JIE GU MU
Mia nonna costruiva degli zufoli con rametti di sambuco a cui toglieva il midollo interno, erano pifferi stonati, ma ricordo che dei suoi coetanei riuscivano a costruirne di intonatissimi. Infatti il nome "sambuco" deriva dal greco "sambyke", uno strumento simile al flauto.
Invece in cinese il nome di questo alberello, Jie Gu Mu, significa "albero delle ossa" o "albero che aggiusta le ossa". Si riferisce alla proprietà, peraltro non utilizzata in occidente, di favorire il recupero delle lesioni traumatiche. Le altre indicazioni di Jie Gu Mu in MTC sono invece simili a a quelle della fitoterapia occidentale:
Tratta il vento calore e apre la superficie: stati influenzali, febbre, riniti allergiche, irritabilità, cefalea.
Riduce il catarro: sinusiti, tonsilliti, tosse secca, bronchiti catarrali, artriti.
Tratta la stagnazione di Qi di fegato e Grosso intestino: costipazione con feci secche, coliti, distensione e dolori intestinali.
Drena il rene: edemi, oliguria (urine scarse)
Purifica le tossine: dermatiti, eczemi, ulcere, foruncoli, ascessi ed eruzioni cutanee.
La sua "natura" è fresca, il suo "sapore" acido-amaro (considerando la corteccia) la loggia energetica Metallo-Acqua ed i meridiani corrispondenti Fegato e Intestino grasso.
Riassumendo in MTC il Sambuco: dissipa il vento e drena i meridiani, muove il sangue e allevia il dolore, promuove la diuresi, risolve il gonfiore ed è indicato nei traumatismi.
Del Sambuco si utilizza tutta la pianta: corteccia ( o meglio la seconda corteccia, verde, sotto lo strato della prima corteccia, sugherosa), foglie, fiori e bacche hanno le stesse proprietà antinfiammatorie, ma anche con alcune caratteristiche proprie:
Bacche: purgative, antireumatiche, antinevralgiche.
Seconda corteccia: diuretica, lassativa, antireumatica.
Fiori: sudoriferi, diuretici, depurativi.
DOSAGGIO:
Fiori-infusione: 3-5 gr fiori essiccati in 200ml (due bicchieri) di acqua bollente per 15-20 minuti 2-3 volte al dì.
Bacche-succo (no semi) : uno o due cucchiai di succo in mezzo bicchiere di acqua tiepida, 2-3 volte al dì. Aumentare a 3 cucchiai per effetto purgante.
Seconda corteccia-decotto: due manciate per un litro di acqua in ebolizione da ridurre fino a metà liquido. Bere durante la giornata.
Anche in occidente fu notato il suo legame con "l'acqua" e non solo perché la pianta cresce in luoghi freschi ed in prossimità di corsi d'acqua: "Il sambuco secca e fa uscire il superfluo acquoso dal corpo" scriveva Leonhart Fuchs nel 1549. Il sambuco in Europa è usato da tempo immemore, decantato dai medici dell'antichità come Ippocrate, Teofrasto e Dioscoride per le sue proprietà lassative e diuretiche fino ai contemporanei come il Valnet che non esita a considerarlo il "miglior antiflogistico".
Il legame che il sambuco ha con il mondo celtico è profondo: (cit) Il sambuco era piantato attorno alle case perchè le proteggesse dai malefici e dal legno di sambuco e celti ricavavano dei flauti le cui note scacciavano gli influssi degli spiriti maligni, ma bruciare l'albero pertava sfortuna perchè attirava i demoni e le ire degli spiriti del Sidh, cui era caro.
Il smbuco era strettamente associato alla Dea, tanto che spesso i celti si riferivano a quest'albero chiamandolo "Nostra Signora" e le tradizioni sia germaniche sia francesi ricordano che presso i sambuchi abitava una bellissima "signora delle fate" dai capelli biondi, amante delle sorgenti, sei laghi, dei fiumi e dei torrenti.
Il sambuco con i fiori bianchi, le foglie verdi e le bacche nere rappresentava i tre aspetti della dea: vergine-madre-strega, che si manifestava, appunto, con i tre colori caratteristici.
Era quindi considerato l'albero della completezza, perchè ha in sé tutte le fasi della vita: nascita-crescita-morte, infanzia-maturità-vecchiaia... nell'Europa settentrionale i contadini si inchinavano sette volte per ringraziarlo dei sette benefici che si ottenevano utilizzando loe sue parti (cit. da Driope di Gabriele Peroni).
NB: E' necessario rispettare le dosi terapeutiche perché la pianta contiene sostanze potenzialmente tossiche.
Quando in MTC si da il dosaggio di 15-30 gr di Jie Gu Mu per il dedotto ci si riferisce al ramoscello intero (prima corteccia, seconda corteccia, fusto e midollo) e non alla sola seconda corteccia, dove la maggior parte dei principi attivi sono concentrati.
Inoltre l'uso che in MTC si fa anche della parte interna, del midollo, ricorda l'uso che ne facevano i celti per sedare il dolore delle lussazioni... forse è proprio nel midollo il segreto del nome cinese: albero che aggiusta le ossa!
Dante Basili
Raccogliere Cynips quercusfolii
Le belle giornate invernali di sole sono i momenti migliori per raccogliere le galle di quercia.
Le foglie cadute cominciano a decomporsi e le galle che sono invece molto più resistenti spiccano con la loro forma a sfera e per il loro colore, come nel caso di Cynips quercusfolii, di un giallo vivo.
Inoltre raccogliere le galle al suolo è molto più pratico che raccoglierle sui rami che si trovano spesso, trattandosi di grandi querce, ad altezze inaccessibili.
Le galle nascono dall'interazione fra quercia ed un insetto ed ogni tipo di insetto genera una forma di galla differente, da quelle grandi quasi come una pallina da ping pong a quelle piccole come nella foto. In comune hanno un alto contenuto di tannino, fino al 65 %, maggiore che sulla corteccia della pianta. In passato i bambini vi facevano collane ed alcune varietà erano utilizzate per produrre inchiostro e per la concia delle pelli, l'odore caratteristico del cuoio deve in parte la sua particolarità al tannino delle galle. Attualmente vi sono ricerche sulle galle di quercia come antitumorale, ma le loro proprietà curative erano conosciute fin dai tempi di Ippocrate. Le galle della qurcia, come d'altronde la corteccia e le ghiande, sono astringenti di prim'ordine, ogni volta che è necessario moderare delle secrezioni, stringere tessuti rilasciati, prevenire o frenare lesioni interne o esterne. Io le uso come componente in un preparato utilizzato principalmente per uso esterno: per gengive sanguinanti, nelle afte, nelle emorroidi, nelle leucorree , come sfiammante dei genitali ed in alcuni tipi di dermatiti. E non ultimo è il suo gradevole odore.
Preferisco cercare le galle di querce secolari perché credo che, in una produzione casalinga e di qualità, siano le piccole cose come queste che fanno differenza. Per ottenere mezzo litro di prodotto finale, che poi si usa a gocce, bastano un'unica galla della varietà più grande come Cynips Kollari o una decina della varieta più piccola come Cynips quercusfolii, un rametto di quercia, una ghianda e pochi altri ingredienti... per un preparato che da un anno è usato da familiari ed amici! Quelle della foto, le ho raccolte per farvele vedere questa mattina mentre mi allenavo sotto la grande quercia di Piandispino. La natura è generosa.
Dante Basili
IL CIBO COME CURA
Molti conoscono l'associazione 'cibo-sapore ed organo interno' della medicina tradizionale cinese: milza/pancreas-dolce, polmone-piccante, rene-salato, fegato-acido, cuore-amaro. Quando però si entra nell'aspetto pratico spesso vi è molta confusione: il sapore dolce aiuta o danneggia la milza? Nei problemi respiratori devo o non devo mangiare piccante? Per sostenere la funzione renale devo escludere il sale o mangiare salato? Poiché un esempio pratico vale più di tanta teoria prendo come riferimento il caso di un amico, in cura per un'ernia inguinale da un medico agopuntore, che mi ha chiesto consigli su quale alimentazione seguire: "tutti i nemici dei miei nemici sono miei amici" dice un proverbio cinese ed è ottimo coadiuvare un trattamento di agopuntura con una dieta consapevole! In questo caso la diagnosi dal punto di vista della medicina tradizionale è 'vuoto di Qi e di Yang di milza' che è all'origine di vari disturbi, fra i quali quelli più visibili sono l'ernia inguinale ed una diffusa stanchezza. Di seguito una parte della lettera che ho scritto per fare maggior chiarezza in questo importante aspetto della dietetica cinese.
... Lo yang e lo yin ben "allacciati" permettono l'armonia del corpo. In particolare il tessuto connettivo ed in visceri sono sostenuti dalla funzione della Milza (che in occidente sembra quasi un organo inutile, da poco, e che si esporta facilmente) ora, come possiamo con l'alimentazione influenzare la funzione della milza? La milza si nutre del dolce, ma il dolce la può sia nutrire che danneggiare: è una questione di quantità e qualità. Se non si mangia nulla di dolce ( qui non si parla di pasticcini, anche il riso è considerato dolce) non si nutre lo yin della milza (l'organo materiale) e si è in vuoto di energia, come nella malnutrizione in caso di guerra o calamità. Se ci si nutre regolarmente di 'sano' dolce la milza, come un vaso, prima si riempie, yin, e poi, raggiunta una certa soglia, comincia ad espletare le sue funzioni, yang, di distribuzione dell'energia, di sostegno al tessuto connettivo ecc. Questa è la normalità e l'armonia di una funzione corporea, ma se si eccede nel 'dolce' (lo zucchero bianco in questo senso si può considerare un alimento tossico) accade che l'organo essendo già pieno, sia di yin che di yang, si blocca, si ingolfa, e paradossalmente pur essendo pieno di energia non riesce più ad espletare bene le sue funzioni. Volendo fare una analogia meccanica: troppa benzina nel carburatore ingolfa l'auto. Questa è una condizione molto comune, di vuoto di Qi di milza, in cui subentrano patologie relativamente gravi, come disturbi al metabolismo, stanchezza cronica, prolassamento dei tessuti e la loro non tenuta in sede, come nelle ernie ecc. se lo squilibrio continua nel tempo si può arrivare ad un vero e proprio sgretolamento o Vuoto della funzione organica, come nel caso di malattie croniche gravi come il diabete. Una persona che si trova nella condizione di aver a lungo abusato di un cibo-sapore è necessario che lo elimini o riduca drasticamente dalla dieta per poi, una volta disintossicato e messo a riposo la funzione, ricominciare a reinserire il cibo-sapore in maniera armoniosa...non è una questione di alimento giusto o sbagliato, ma di equilibri. Si hanno in ultima analisi cinque condizioni energetiche: un'assenza di alimentazione che non nutre l'organo-funzione (come nell'inedia), un'alimentazione appena sufficiente a garantire la vitalità di un organo, aspetto Yin, una alimentazione equilibrata che oltre alla vitalità di un organo ne permette anche le sue funzioni, aspetto Yang, una alimentazione eccessiva che pur portando un grande apporto energetico blocca, per eccesso, le funzioni dell'organo ed infine una condizione di eccesso così a lungo protratta nel tempo che rende l'organo Vuoto, una condizione molto simile all'assenza di alimentazione da cui si è partiti, come un serpente che si morde la coda. Fra queste cinque condizioni energetiche, la terza, che si trova nel centro e che corrisponde all'armoniosa distribuzione sia dello Yin che dello Yang e quella a cui tendere per mantenere lo stato di salute. Per concludere: è necessaria una diagnosi energetica dal punto di vista della medicina tradizionale cinese e solo allora, equilibrando il pieno od il vuoto di un organo-funzione, è possibile agire in maniera consapevole con l'alimentazione. Nella dietetica come in tutti gli aspetti della medicina cinese l'approccio terapeutico è molto simile all'accordatura di uno strumento musicale: non sarà una corda troppo tirata o poco tirata a far suonar bene lo strumento, ma solo la corda con la sua giusta intonazione.
Lo stato della Conoscenza
Caenorhabditis Elegans
La conoscenza della realtà e dei fenomeni naturali attraverso il metodo scientifico è qualcosa di affascinante, che può essere vissuto da un ricercatore allo stesso modo in cui un bambino guarda con stupore il mondo: la scienza è oggi, più che mai, la "favola più bella." Questo almeno per molti ricercatori che essendo veramente addentro all' argomento studiato percepiscono la grandezza di "quanto non si conosce" e vivono questa ignoranza come stimolo e come meraviglia. Abbiamo sequenziato il genoma umano, ma ne conosciamo in maniera approssimata la funzione di solo il 10 per cento, affermare (come fanno alcuni) che il restante 90 per cento non serve a nulla è un concetto molto improbabile in biologia. Caernorhabditis Elegans è un vermetto molto grazioso e comune per chi si occupa di microscopia dilettante, il suo primitivo sistema nervoso ha un totale di 7000 connessioni e ci sono voluti oltre 10 anni di lavoro per mapparle tutte: il Connettoma Umano (la totalità delle connessioni tra i neuroni di un sistema nervoso) è di cento miliardi di volte più grande ed il neuroscienziato Sebastian Seung del MIT, che si occupa di questo con passione, auspica che arriveremo a completarlo non prima della fine del secolo.
Come diceva il mio prof di laboratorio, quando ero ragazzo: "la conoscenza è come viaggiare in auto di notte, in un territorio sconosciuto: fai luce lì davanti ed un poco sui bordi, ma tutto intorno a te c'è il buio". E lui non era un pessimista, era un appassionato!
Dante Basili