SCUOLA TIANDIHE

Arti Marziali, Musica e Meditazione

Ceratium hirundinella





Ceratium hirundinella


Ceratium hirundinella è un microrganismo acquatico che deve il nome al suo nuoto sinuoso ed aggraziato, come il volo di una rondine, una vera e propria armonia per gli occhi.
E’ un organismo unicellulare, cioè composto di una sola cellula ed è invisibile ad occhio nudo.
La struttura solida esterna di cellulosa è corazzata con tre o quattro corni, di cui quello apicale molto allungato, come gli altri Dinoflagelalti ha un solco centrale dove vibra il flagello più corto, il secondo flagello, molto lungo (a destra in basso appena percettibile nella foto) fuoriesce invece dalla corazza ed è quello che gli permette il nuoto.
Ceratium hirundinella è sia vegetale che animale: ha dei cromatofori giallo marroni che gli permettono la fotosintesi, cioè di ottenere energia direttamente dalla luce e può anche predare altri organismi emettendo propaggini di plasma che fuoriescono dai pori delle placche che compongono la corazza. Con uno pseudopodo, come quello di un’ameba, può inglobare grossi oggetti attraverso il solco centrale.
Non solo può cogliere il meglio dei due regni, quello vegetale e quello animale, ma può anche scegliere se replicarsi per via sessuale o per semplice divisione cellulare, asessuata.
Grande versatilità ed adattabilità di una sola cellula, di un organismo che esiste su questa Terra molto prima della comparsa dell’uomo.
L’esemplare della foto l’ho trovato in un laghetto vicino alla mia abitazione, ai piedi di un vecchio bosco, un laghetto pieno di diversità biologica, sia macroscopica, dai rettili agli anfibi alle libellule e, naturalmente, ricco anche di diversità microscopica.
La salute di un ecosistema si misura con questa “diversità”: più sono presenti solo poche specie, magari invasive, più l’ecosistema è malato e prossimo al collasso.
Un principio che sarebbe da applicare non solo in biologia.

Dante Basili
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Ceratium hirundinella


Ceratium hirundinella 200x 02

Ceratium hirundinella è un microrganismo acquatico che deve il nome al suo nuoto sinuoso ed aggraziato, come il volo di una rondine, una vera e propria armonia per gli occhi.
E’ un organismo unicellulare, cioè composto di una sola cellula ed è invisibile ad occhio nudo.
La struttura solida esterna di cellulosa è corazzata con tre o quattro corni, di cui quello apicale molto allungato, come gli altri Dinoflagelalti ha un solco centrale dove vibra il flagello più corto, il secondo flagello, molto lungo (a destra in basso appena percettibile nella foto) fuoriesce invece dalla corazza ed è quello che gli permette il nuoto.
Ceratium hirundinella è sia vegetale che animale: ha dei cromatofori giallo marroni che gli permettono la fotosintesi, cioè di ottenere energia direttamente dalla luce e può anche predare altri organismi emettendo propaggini di plasma che fuoriescono dai pori delle placche che compongono la corazza. Con uno pseudopodo, come quello di un’ameba, può inglobare grossi oggetti attraverso il solco centrale.
Non solo può cogliere il meglio dei due regni, quello vegetale e quello animale, ma può anche scegliere se replicarsi per via sessuale o per semplice divisione cellulare, asessuata.
Grande versatilità ed adattabilità di una sola cellula, di un organismo che esiste su questa Terra molto prima della comparsa dell’uomo.
L’esemplare della foto l’ho trovato in un laghetto vicino alla mia abitazione, ai piedi di un vecchio bosco, un laghetto pieno di diversità biologica, sia macroscopica, dai rettili agli anfibi alle libellule e, naturalmente, ricco anche di diversità microscopica.
La salute di un ecosistema si misura con questa “diversità”: più sono presenti solo poche specie, magari invasive, più l’ecosistema è malato e prossimo al collasso.
Un principio che sarebbe da applicare non solo in biologia.



Dante Basili
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Nostoc e Procedura Alchemica


Nostoc

Flos Coeli, oggi chiamata Nostoc.
"... si faceva con il Flos Coeli un eccellente rimedio per guarire molte malattie. Bisogna aver cura di raccoglierlo senza alcun metallo, ma solo con legno o vetro."
G. Pernety (monaco benedettino) - Dizionario Mito Ermetico

Nostoc colonie sferiche
Colonie sferiche di Nostoc al microscopio ottico

Nostoc utilizzata direttamente come alimento, come si fa in oriente, è ricca di oligoelementi al pari di molte altre alghe. Ma dal punto di vista alchemico la procedura con Nostoc permette di accedere, sulla Terra, all'energia delle Stelle e della Luna, escludendo la preponderanza del Sole. Questo permetterebbe di usarla come rimedio in tutti i disturbi delle regole femminili, legati alla Luna, ma anche e soprattutto come accesso spirituale ad una energia "celeste"che libera e affranca del Piombo del quotidiano. Nella procedura alchemica Nostoc permette di oltreppassare la barriera dei "cani ringhianti" per accedere direttamente al cosmo e portare sulla terra energie extra solari. Vi può essere una spegazione "moderna": Nostoc è un cianobatterio che come organismo primordiale si è sviluppato in profondità delle acque, quando a causa dei raggi ultravioletti la superficie terrestre era completamente sterile. E' quindi un organismo molto abile ad assorbire e ottimizzare pochissima luce. Quando nella procedura alchemica si raccoglie solo il nostoc che si è replicato nella notte e prima dell'alba, gli si impedisce di fatto di innescare la sintesi clofilliana con il Sole. Ma Nostoc dal momento della sua formazione notturna al momento della raccolta ha conosciuto una luce: quella della Luna e delle stelle! Questa informazione intrappolata in un organismo così sensibile viene poi moltiplicata nei giorni in cui Nostoc viene tenuta in acqua, ma ermeticamente chiusa ed al buio completo. Quando la si può finalmente utilizzare non è più verde, ma è diventata viola: dal punto di vista moderno perchè così facendo si è inibita la produzione di clorifilla "a" favorendo altri pigmenti, dal punto di vista antico perchè si è utilizzato questo organismo per selezionare e replicare energia celeste. La differenza la fa la procedura, e non solo in alchimia.

Luna, archetipo, alchimia

Dante Basili
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I batteri si aiutano o sono un super organismo?


La tesi, proposta già alla fine degli anni ottanta dal Dr. Sorin Sonea, che i batteri interagiscano fra loro coordinandosi ed aiutandosi è attualmente confermata da numerosissime ricerche. Che i batteri nel loro insieme siano una sorta di superorganismo che noi, in quanto osservatori di “piccole dimensioni”, percepiamo solo in alcune delle sue parti, è invece una rivoluzione copernicana.
Nel 2015 Il Dr. Christian Kost ha modificato geneticamente due specie di batteri distanti, Escherichia coli e Acinetobacter baylyi, rendendo l'uno incapace di produrre l'amminoacido istidina, ma superconduttore di triptofano e l'altro viceversa. E.coli si collega tramite nanotubi ad Acinetobacter e le due specie scambiano i nutrienti riprendendo entrambi a crescere.
"Si sapeva che i batteri si collegano per scambiare DNA o coordinare attività sociali, ma il trasferimento diretto di nutrienti era un'area pressochè inesplorata."
C. Kost-University of Osnabrück Germany
Pubblicazione su Nature:
Metabolic cross-feeding via intercellular nanotubes among bacteria
Dello stesso tenore la recente ricerca della Dr. Marie-Thérèse Giudici-Orticoni dell’Università dell’Aix Marseille, Francia. Ha dimostrato che un batterio incapace di usare il clucosio, Desulfovibrio vulgaris, in un mezzo privo dei propri nutrienti, si collega ad uno che sfrutta lo zucchero, Clostridium acetobutilicum, acquisendo così la capacità di metabolizzarlo.
Pubblicazione su Nature:
Nutritional stress induces exchange of cell material and energetic coupling between bacterial species
Sono solo due esempi di quella che attualmente è un’evidenza scientifica, ma Sorin Sonea già decenni fa si spingeva ben oltre: “Mentre gli eucarioti sono divisi in milioni di specie, i batteri, pur vivendo separati e dispersi per tutta la biosfera, sono associati in un’unica entità globale coordinata con rara efficienza” e ancora “Gli eucarioti (quindi anche noi stessi) non sono altro che una evoluzione di una porzione dell’organismo globale batterico. Ancora oggi questi organismi sono immersi nell’organismo globale batterico che pervade tutta la biosfera.”
S.Sonea, I Batteri, Mutualismo senza speciazione, in Strutture della vita, Jaca Book
Quello che attualmente percepiamo come aiuto reciproco fra specie diverse di batteri non sarebbe altro che l’interazione interna di un Super Organismo in cui noi stessi siamo immersi e da cui dipendiamo, come pesciolini in un oceano.
Se tutto ciò fosse confermato sarà inevitabile una nuova percezione della vita e del senso stesso della nostra umanità.
Continua il dibattito e la lettura su QUORA
Sonea Sonea
Dr. Sorin Sonea (marzo 1920-gennaio 2017) Università di Montréal

Dante Basili
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Prokaryotic World


I procarioti, come i batteri e le alghe azzurre, sono fra i primi organismi comparsi sulla Terra.
Senza di essi noi non potremmo esistere: i mitocondri delle cellule che compongono il nostro corpo sono il frutto di un’antica simbiosi fra le cellule con un nucleo ed i batteri. Allo stesso modo i cloroplasti, che permettono alle cellule vegetali di utilizzare la luce come fonte di energia, erano originariamente batteri fotosintetici entrati poi in simbiosi con le cellule delle future piante.
Come sosteneva Lyn Margulis “ la generazione di nuova vita, più che di competizione, ha bisogno di collaborazione”.
Negli ultimi decenni nei confronti dei batteri vi è stato un capovolgimento di paradigma: da pericolosi nemici a detentori dei segreti della vita! I batteri comunicano fra loro, anche fra specie diverse, sia informazioni che codice genetico. Solo pochissimi di loro sono agenti patogeni, mentre nell’insieme sono indispensabili per la salute umana: il microbioma all’interno dell’organismo è così importante che un ramo futuro della biologia sarà quello di “giardiniere di batteri”.
CRISPR, l’attuale efficacissima tecnica di manipolazione genetica è stata sviluppata studiando proprio come i batteri riescono ad interagire con i virus, cambiando il loro codice genetico.
La Natura come primo Maestro.
Ma una conoscenza così grande desta preoccupazioni: cosa ne farà di questo potere una umanità bambina? Più che mai si sente il bisogno di una dirittura morale, non certo basata solo su competizione e metodo sperimentale: anche la scienza ha bisogno di un nuovo rinascimento e di un nuovo umanesimo.
“Non regalare una spada a chi prima non sappia ballare e cantare” dice un vecchio proverbio irlandese.


Video realizzato con Zeiss Axio 400x e 1000x in chiaro e Cdf

Dante Basili
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Cose interessanti sul cervello umano

Al momento cose interessanti, dal punto di vista neurologico, sono che le componenti responsabili della coscienza risiedono in piccole aree del cervello in cui non ci si aspettava di trovarle. La parti frontali del cervello, quelle di cui si pensava fossero fondamentali per la funzione cognitiva possono in realtà essere scisse, come nel caso dell’asportazione di un tumore, senza produrre un grosso impatto sull’esperienza cosciente. Pazienti che hanno subito questo tipo di intervento passano per persone “normali” anche se spesso mostrano comportamenti infantili, mancanza di inibizioni e bisogno di fare battute. Al contrario le aree del cervello fondamentali per la coscienza sembrano concentrate in una ristretta zona nella parte posteriore della neocorteccia. La stimolazione elettrica di queste aree impedisce per esempio il riconoscimento dei volti, anche famigliari, o induce la percezione di volti immaginari.
Questo per quanto riguarda le recenti scoperte. Interessante anche la teoria dei “tre cervelli” proposta da Paul McLean negli anni cinquanta e oramai ampiamente confermata.
Una efficace esposizione sullo stato dell’arte delle nostre conoscenze sul cervello e sulle componenti responsabili della coscienza si trovano in: The Neural Correlates of Consciousness: Progress and Problems. Koch Christof. Sempre dello stesso autore l’articolo su Le Scienze: L’Impronta della coscienza, Giugno 2017.
Dante Basili
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Da dove nascono le teorie del complotto?

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Nascono dalla tendenza umana a cercare un senso ed un significato, a cercare relazioni ed interrelazioni in quello che sembra essere solo una poltiglia informe di percezioni che giungono al cervello. In ultima analisi dal bisogno di “creare realtà”.
E’ un errore grossolano pensare che il complottista sia uno sciocco, un credulone disinformato o un babbeo, psicologicamente labile e facilmente manipolabile.
I complottisti siamo tutti noi.
Il senso di gratificazione e di profonda realtà che prova il matematico quando, unendo i vari puntini, giunge ad una più vasta teoria è la stessa gratificazione che prova il complottista quando trova un significato a tutte le anomalie che confermano le sue idee.
Una volta ottenuta con così tanta fatica, questa “realtà” diventa un riferimento abituale, un vestito che si continuerà ad indossare anche se diventa logoro o troppo stretto.
Altro errore grossolano è il credere che il complottismo sia un frutto di Internet e dell’attuale era della disinformazione. E’ un fenomeno che probabilmente ha origine nella cosiddetta paranoia preventiva, presente nelle popolazioni che vivono ancora come cacciatori raccoglitori.
“Siamo geneticamente predisposti ad un pensiero più o meno paranoico di fronte a situazioni disordinate o inspiegabili, ed è probabilmente un tratto selezionato dalla nostra evoluzione per farci sopravvivere in un mondo pieno di incertezze.” (Silvia Bencivelli)
Un atteggiamento atavico di ben lunga precedente il povero Nerone, accusato ingiustamente di aver provocato l’incendio di Roma.
“A pensar male si fa peccato, ma ci si prende sempre!” Diceva il senatore Andreotti.
Se da una parte questa tendenza è stimolo alla curiosità ed all’osservazione di relazioni e particolari, dall’altra può diventare ristagno o chiusura nella “propria realtà”, con il rischio di trasformarsi in ricerca del capro espiatorio.
Un meccanismo antico con cui fare i conti e da affrontare con molta umiltà, visto che nessuno ne è completamente immune, men che meno quelli che pensano che i complottisti siano tutti degli sciocchi. E con tanta, tanta autoironia.
Saggio esaustivo sull’argomento è quello di Rob Brotherton, psicologo della Columbia University: Menti Sospettose, perché siamo tutti complottisti. Bollati Boringhieri 2017
Oramai datato, ma comunque fondamentale e ricco di stimoli: Paul Watzalawick, La Realtà della Realtà. Astrolabio Ubaldini 1976
Sulla paranoia preventiva delle culture tradizionali: Jared Diamond, Il Mondo fino a ieri, cosa possiamo imparare dalle società tradizionali? Einaudi 2012
La citazione di Silvia Bencivelli è tratta da “Il lato umano del complottista” Le Scienze, aprile 2017 pag. 94
Dante Basili

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Lyn Margulis




Margulis

Poichè del barbuto Darwin si conosce bene la faccia mi sembra giusto fare il possibile per far conoscere anche quella della Margulis 1f642
In cinese Yin e Yang si pronunciano insieme: yin yang. Ed è giusto che la legge della competizione stia a braccetto con quella della cooperazione.
Affermare che la vita è competizione, una dura lotta per la sopravvivenza, è vedere solo una metà del cielo.
Già negli anni settanta Lyn Margulis rilevava che le cellule eucariote, quelle che compongono il nostro organismo, erano generate da una antica simbiosi, batteri che al posto di fagocitarsi fra loro, cooperarono, per creare strutture più complesse, una nuova vita che ha poi permesso la nostra e di quella di tutti gli organismi pluricellulari. Fu derisa a lungo per questo e tacciata di anti darwinismo. Oggi nel testo di biologia di mio figlio liceale si da per scontata questa realtà, ma non si cita Lyn Margulis e neppure i suoi presupposti teorici ed etici.

“ La vita non colonizzo il mondo attraverso il combattimento, ma per mezzo della cooperazione e dell’interconnessione. Penso che la simbiosi sia molto più capace di generare novità biologiche di quanto non lo sia l’accumulo a caso di mutazioni”
Lyn Margulis 1938-2011

I maschi giocano alla guerra da piccoli e la trovano anche da grandi quando, come scienziati, cercano le leggi della vita. Quando una donna ha potuto esprimersi come scienziata ha trovato “anche” il potere della collaborazione.

Dante Basili
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Euglenoids



Trasformano energia dalla luce con la clorofilla, ma sono invisibili ad occhio nudo. A differenza dei vegetali che normalmente percepiamo, le Euglene si spostano, anche molto vivacemente, tramite un flagello natante. Possiedono uno stigma, una macchia rossa che le rende sensibili alla intensità e direzione della luce. Possono passare dallo stadio palmelloide, circolare e perfettamente immobile, a quello mobile, a seconda delle condizioni ambientali. Molte specie in assenza prolungata di luce di luce possono fagocitare e predare altri organismi passando dalla condizione autotrofa-vegetale a quella eterotrofa-animale.
Le Euglene sembrano molto hippy: se si può vivere di luce perché faticare per andare a caccia? Ma quando tocca...
Le Euglene sono composte da una sola cellula.
La nostra condizione di mammiferi di medie dimensioni ci fa considerare importante solo ciò che facilmente percepiamo. Normalmente siamo inconsapevoli dell’immensa quantità di vita che ci circonda, ma che sfugge al range dei nostri sensi.
Un microscopio, un telescopio, un erbario, possono avere la stessa importanza, per un giovane, dell’educazione umanistica, dell’educazione sentimentale o della pratica della meditazione. Strumenti che ci aiutano ad essere ospiti migliori di questo pianeta, perché si difende solo ciò che si conosce.

Dante Basili

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I RAGNI, LA PAURA E LA CONOSCENZA

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Tegenaria Atrica

Mia figlia, undicenne, ha il terrore dei ragni.
Da una ricerca fatta su bambini inglesi alla soglia della pubertà, è risultato un enorme aumento del ribrezzo per i ragni tra le ragazzine, ma non tra i ragazzini. All’età di quattordici anni la repulsione per i ragni si innalza drasticamente fino a diventare due volte più alta nelle femmine che nei maschi. Inoltre i ragazzini affermavano di temere i ragni perché pericolosi o velenosi, mentre le ragazzine affermavano di temerli perché “brutti e pelosi”. Il fenomeno è stato messo in relazione allo sviluppo del pelo pubico, in società dove, come la nostra e la mia, gli organi genitali adulti sono nascosti dai genitori o dai censori dei film. Alcune ragazze possono trovare un disagio in questo mutamento fisiologico: da bambine i loro corpi erano lisci e morbidi e poi all’improvviso diventano “sporchi e pelosi”, cosa invece molto meno evidente nei ragazzi che sanno già che diventeranno pelosi come i loro padri.
La connessione fra terrore dei ragni e sviluppo sessuale sembra confermata da mia figlia che al terrore per gli aracnidi associa anche l’interesse per il loro “accoppiamento”: da debita distanza e con ribrezzo li guarda con attenzione per osservarne la copula o l’eventuale cannibalismo che spesso ne consegue.
Ho colto l’occasione di questa dualità ed ho proposto a mia figlia di comperare il miglior manuale in commercio per il riconoscimento dei ragni e per saperne di più sulle loro abitudini e con mia sorpresa ne è stata entusiasta: spesso ciò che temiamo richiama anche il nostro interesse. Ha aspettato con entusiasmo l’arrivo del libro come se fosse un evento, forse con l’aspettativa che una maggior conoscenza potesse aiutarla a fugare le sue paure. Il primo ragno che abbiamo identificato è stato Pholcus, il famoso ragno ballerino”. E’ un ragno diffusissimo nelle abitazioni: corpo minuto e zampe lunghissime che se disturbati, ad esempio da un soffio o da un tocco leggero, provocano per difesa un movimento oscillatorio nella tela che li rende difficilmente distinguibili, da qui il nome di ragni ballerini. Per vedere i piccoli anelli bianchi che alcuni di loro hanno nelle articolazioni abbiamo dovuto avvicinarci per vederli da vicino vincendo la repulsione. In effetti sono forse i ragni più carini, convivono pacificamente fra loro, ma con i ragni di altre specie sono decisamente aggressivi: quando incontrano una Tegenaria, incredibilmente più grande di loro, la imbozzolano riducendola all’immobilità poi segue un morso velenoso di grande efficacia, a questo punto la preda viene svuotata mediante un altro morso su una zampa. A mia figlia naturalmente ha interessato molto che i maschi di alcuni tipi di questi ragni offrono alla femmina una preda imbozzolata, dopo la copula, per non essere divorati. La sua mente di bambina ha considerato questo comportamento “tradizionale e all’antica” perché queste cose, il fare regali, anche fra gli umani non si fanno più… Poi è stata la volta della Tegenaria che naturalmente non abbiamo riconosciuto subito, ma che tutti in famiglia abbiamo temuto: un corpo lungo fino a 18 millimetri a cui ci sono da aggiungere le zampe pelose, diversi centimetri di schifezza marrone li sul soffitto, al di sopra del letto! La prima cosa che ho pensato è che fosse entrato in casa insieme alla legna, ed invece no, è un ragno domestico che vive sopratutto all’interno degli edifici (Tegenaria Atrica) e che non si vede quasi mai perché crea la sua ragnatela ad imbuto in luoghi appartati, come dietro ad armadi e soffitte, nella quale si apposta. Se non riesce a catturare una preda per un periodo troppo lungo, allora comincia a vagare alla ricerca di territori più fruttuosi ed ecco che lo vediamo sui muri o a non riuscire più a risalire il lavabo dopo esserci caduto dentro. Dopo averlo riconosciuto abbiamo osservato il suo comportamento, tutti distesi sul letto e guardando il soffitto: stava ben attento a passare alla larga dai piccoli, ma temibili Ballerini e dopo un poco si è “addormentato” in un angolo proprio sopra le nostre teste. A mia figlia ha colpito molto il “romanticismo” di questo grosso ragno: la sua copula è ripetuta per diverse ore, inframezzata da alcune pause durante le quali i due ragni riposano pacificamente uno accanto all’altro. Quando ho cominciato ad industriarmi per far cadere la Tegenaria, catturarla con un bicchiere ed un foglio di carta, e metterla fuori casa (l’idea che ci cadesse in faccia di notte non era allettante neppure per me) mia figlia non ha voluto: “Lascialo dormire in pace” - mi ha detto - “è così carino!”
Ho subito capito che qualcosa era successo, un piccolo-grande salto interiore.
La conoscenza, e la consapevolezza che ne consegue, è forse la miglior strada per trasformare le paure in preziose risorse.

Bibliografia:
L’Animale Donna, Desmond Morris, ed. Mondadori.
Guida ai Ragni d’Europa H. Bellmann, ed. Muzzio

Dante Basili
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