Dante Basili
LA MORTE E LA BUSSOLA
(racconto giallo ambientato nella Cina dei Tang)
“Lasciarsi andare” ripeteva incessantemente a se stesso “lasciarsi andare non vi è altra scelta.”
Il panico era il suo nemico e quella carogna lo sapeva, come sapeva del suo trauma infantile per cui mai aveva imparato a nuotare, come sapeva di ogni piccolo particolare della sua vita perché ‘lui’, l’assassino, era suo fratello.
“Lasciarsi andare, non vi è altra scelta” continuava a ripetersi freneticamente ad alta voce mentre l’acqua era già al livello della cintola. Si tolse le ampie vesti di seta completamente inzuppate, erano così leggere e comode da non essere di alcun impedimento per galleggiare, ma le tolse comunque: provava un improvviso pudore dinanzi alla propria morte: voleva che il ‘Freddo Signore del Nord’ lo cogliesse senza orpelli, nudo!
Un luccichio attraversò l’acqua oscura ai suoi piedi, era ‘Drago d’Acqua’, la spada di famiglia, di suo padre... la sentiva come viva ed ogni giorno la puliva come voto agli antenati... si ritrovò a piangere e singhiozzare come un bambino: anche Drago d’Acqua sarebbe marcita insieme al suo corpo in quel putrido pozzo.
L’acqua era all’altezza dei capezzoli che improvvisamente smise di singhiozzare e gli occhi si infiammarono di determinazione: “No! Non muore così un funzionario imperiale, non come un topo in una fogna!”
Guardò l’acqua, non era più una liquida assassina, ma solo l’ostacolo, l’inconsistente velo che lo separava dalla morte.
Prese un profondo respiro e si immerse, ma non riuscì ad arrivare sul fondo e prendere la spada .
Risalì stupefatto: l’acqua lo spingeva verso l’alto... non era così facile scendere, affondare!
Ritentò e questa volta riuscì, con grandi sforzi, ad afferrare Drago d’Acqua per il fodero.
Il liquido era oramai alle spalle, e come sempre capitava quando era immerso sentiva respiro e cuore correre freneticamente. Sguainò la spada, appoggiò l’elsa sulla parete del pozzo e l’affilatissima punta sulla ‘sporgenza celeste’, quella cavità fra le due clavicole e sopra allo sterno, alla base della gola, che ogni spadaccino conosce. Penetrando nella ‘sporgenza celeste si lesionano, con un solo colpo, giugulare, esofago e trachea... forse una morte simile all’annegamento perché i polmoni si riempiono di sangue, ma diecimila volte più dignitosa.
Strinse spasmodicamente la lama della spada con ambedue le mani, preparandosi all’affondo.
No! Gli occhi di suo fratello non avrebbero visto questo corpo gonfio e livido come solo la penetrante acqua riesce a trasformare, bensì avrebbero trovato un involucro svuotato del suo sangue e del suo ‘soffio’ immerso in un lago di dolce nettare rosso.
II
“Mi perdoni, onorevole Xiao Tan, per la tarda ora della notte in cui la importuno, ma si tratta dell’onorevole giudice Di.”
“Venga pure avanti e si sieda, capo della guardia Tao Gao, e non si preoccupi: tutto ciò che riguarda il mio illustre fratello mi è lieto, a qualsiasi ora del giorno e della notte.”
“Purtroppo, signore, temo si tratti di una brutta notizia.”
Improvvisamente la mano del vecchio, seduto al centro dell’a stanza, cominciò a tremare, rovesciando la tazza di tè che sosteneva, ed il soldato, temendo di averlo troppo spaventato, cercò di riprendersi:
“Oh no! certamente nulla di grave, onorevole Xiao Tan, è soltanto un sospetto e, non trovando il giudice Di nel suo alloggio, ho pensato fosse qui da voi.”
“Non vedo il mio fratello minore dall’ultima cerimonia, saranno già tre giorni... ma, le ripeto, si sieda e mi spieghi tutto con la calma dovuta.”
“Ecco... invero non so da dove cominciare, certamente saprà dei misteriosi delitti di cui suo fratello, il nostro benamato giudice, si sta occupando: da settimane tutta la città non fa che parlare d’altro. Ebbene, inizialmente si era pensato ad una crudele punizione delle potenti divinità dei Punti Cardinali a causa delle empie costumanze di questi tempi, ma lei sa quanto il giudice Di sia restio alle interpretazioni sovrannaturali... fin dal secondo delitto egli mi espresse le sue perplessità: “Tao Gao” disse “Una prostituta viene trovata morta, con muscoli e tendini sfilati a regola d’arte e riposti, insieme ai suoi due bulbi oculari, a ridosso del Tempio dell’Est, ora, dopo una settimana, troviamo il corpo di questo mendicante a cui prima è stato estirpato il cuore e avvolto nei suoi vestiti, dai quali solo risaliamo alla sua identità, quindi é stato cosparso di pece ed acceso come una fiamma, proprio nei pressi del Tempio del Sud...”
Capii subito a cosa il giudice stesse alludendo “ Certo Signore: tempio dell’Est ovvero del Dio del Vento, del legno, dei muscoli, degli occhi e tempio del Sud ovvero del Dio del Fuoco, dell’estate, del cuore, del sangue... ma sinceramente penso che, con tutto il rispetto per la Sua opinione, si tratti di semplici coincidenze. La prostituta era una di fuori, una straniera, di quelle che non pagano le tasse e che non appartengono a nessuna corporazione, e sa come vanno certe cose: è probabile che nel fattaccio sia implicata la nostra stessa guardia, con l’occulto beneplacito dello stesso Governatore. Certo né io ne Lei siamo stati messi al corrente di nulla, ma non é la prima volta che accade.”
“Già, e noi giudici” continuò il suo benamato fratello “siamo gli ultimi ad esserne informati, magari dopo anni dal misfatto. Mio caro Tao Gao, a sostegno delle tue perplessità vi è anche il rapporto del medico sul corpo carbonizzato di quel disgraziato: è stata trovata una vecchia amputazione alla falange del dito mignolo sinistro, un'inequivocabile prova dell’appartenenza della vittima alla crudele “confraternita dei mendicanti.”
“Niente altro che un regolamento di conti quindi!” Interruppe l’anziano con voce assorta ed il soldato si stupì dell’intensa espressione che in quel momento animava quegli occhi.
Dopo un silenzio glaciale il fratello del giudice continuò:
“Quando due tigri lottano, una muore e l’altra rimane ferita.”
“Giusto! Ed è allora che noi, tutori della legge, possiamo catturare la tigre superstite con un colpo solo. Ma ahimè... al terzo delitto accaduto una settimana fa, ad una settimana precisa dall’ultimo, il giudice non aveva più dubbi: vi era una logica in questa folle catena, non il fato ma una mente diabolica perseguiva un suo oscuro scopo. Ed in effetti era difficile pensare, visto gli eventi passati, che fosse mera coincidenza trovare un vecchio persiano, interamente spellato e con i polmoni accanto, proprio in prossimità del tempio del Dio dell’Ovest, dell’autunno, della pelle, dei polmoni... La comunità mussulmana insorse, ma sia io che il giudice avevamo ormai la certezza che non si trattasse di follia xenofoba. “Forse siamo dinanzi ad una setta segreta o forse agitatori politici che vogliono seminare il terrore fra la popolazione superstiziosa, in ogni caso molto peggio che comuni criminali” mi disse quella sera stessa. Nel terzo omicidio vi era però un nuovo elemento che fece riflettere non poco: nei pressi del corpo fu ritrovata, coperta dalle frattaglie polmonari, una preziosa bussola “Feng Shui”. Era inequivocabilmente un messaggio, ma per chi? Il giudice arrivò a pensare che si trattasse di un messaggio proprio rivolto a lui. So che può sembrare insolito, per lei che a differenza del suo onorevole fratello mai incontra simili bassezze umane, ma in realtà questo è un tipico comportamento folle, segno di chiara possessione malefica: il voler instaurare una sorta di gioco con il proprio inquisitore, più volte...”
“Arriva al dunque” tagliò corto il vecchio sorseggiando la sua tazza di te e senza offrirne all’ospite. D’altronde Tao Gao neppure notò la scortesia, tanto sentiva impellente il bisogno di parlare.
“Ebbene, il giudice pensò si trattasse di un chiaro riferimento al tempio del Dio del Nord, dell’acqua, dei reni... tutto questo era deducibile dal fatto che l’ago magnetico delle bussole Feng Shui galleggia nell’acqua e che la sequenza dei delitti seguiva l’ordine classico stagionale: est-primavera, sud-estate, ovest-autunno... mancava il nord, l’inverno. Anche la temporalità dei delitti era premeditata: uno alla settimana... e proprio oggi cadeva il giorno del quarto delitto. Le posso assicurare, Signore, che non siamo rimasti con le mani in mano: sono stati mobilizzati ben quattrocento soldati che opportunamente travestiti e mimetizzati si sono dislocati nei punti nevralgici del quartiere nord e dutt’ intorno al tempio, compresa la vostra stessa casa che confina con una delle sue mura.”
“Non mi sono accorto di nulla. E’ un ulteriore segno dell’abilità e discrezione della nostra guardia. Avete infine catturato questi infami criminali?”
“No, allo scoccare della mezza notte, all'incirca un’ora fa, ancora nulla di fatto: una notte più che ordinaria. Vedo che il giudice Di è perplesso, mi dice che forse questa volta, con tutto il nostro dispiego di forze, abbiamo spaventato questi criminali e salvato la vita al poveretto di turno, del quale, oramai ne abbiamo la certezza, la scelta è puramente casuale. Vostro fratello è stanco e gli consiglio di coricarsi: resterò io a far la veglia ed a ricevere i regolari rapporti delle pattuglie, che rimarranno appostate fino all’alba. Rimango solo in tribunale e mentre scaldo il tè ho una folgorazione, forse un dono dello stesso Dio della Stella Polare: la bussola Feng Shui! Lo strumento oltre a rappresentare l’acqua potrebbe indicare proprio voi, Xiao Tan, il fratello del giudice Di, il più famoso operatore Feng Shui della città! Non vi è nobile casa, tempio o muraglia, che non sia stata passata al vaglio della vostra conoscenza. In città dire “Feng Shui”, acque e venti, è come dire il vostro nome: Xiao Tan. Il giudice ha così tanti nemici che la quarta vittima designata potreste essere Voi.”
A queste ultime parole il soldato è a tal punto infervorato che non può resistere all’impulso di alzarsi in piedi.
Xiao Tan lo guarda con aria stupita.
“Calmatevi signor capo della guardia, qui come vedete non vi è alcun pericolo. Inoltre trovo la vostra ipotesi assai azzardata: finora le vittime provengono tutte dai bassifondi, perché ora dovrebbero uccidere proprio un letterato?”
“Questo è il punto signore: le morti già accadute potrebbero essere niente altro che trame, paraventi per coprire, impuniti, una morte ben più importante.”
“Ma allora, se qualcuno odia a tal punto mio fratello, perché non lo uccide direttamente?”
“Pecca di ingenuità signor Xiao Tan, l’omicidio di un giudice chiamerebbe in città nientemeno che il Censore Imperiale con la sua marmaglia, cosa che non fa piacere a nessuno, né ad onesti né a disonesti. Inoltre la vostra morte ad opera di un pazzo ‘posseduto dai demoni’ colpirebbe sì il giudice nei suoi affetti, ma risulterebbe burocraticamente un caso di ordinaria amministrazione.”
“E’ lodevole il vostro zelo, signor capo della guardia, e vi ringrazio per avermi messo al corrente di così spiacevoli possibilità, ma il mio benamato fratello cosa pensa di tutto ciò?”
“Per questo mi trovo qui... appena tali pensieri si fecero strada nella mia mente corsi nella stanza del giudice, ma la trovai vuota. Dall’ armadietto vicino all’altare mancava anche l’armatura e Drago d’Acqua, la celebre spada della vostra famiglia. Non sapevo che pensare, poi conclusi che anche il signor Di fosse giunto alle mie stesse considerazioni. Probabilmente, pensando trattarsi solo di un lontano sospetto, si è precipitato qui senza avvisare alcuno...”
“Ma come vedete qui non vi è alcun pericolo” lo interruppe amabilmente Xiao Tan “inoltre, come vi ho già detto non vedo mio fratello da più di tre giorni.”
In quel mentre uno scricchiolio fece voltare ambedue gli uomini verso una delle porte laterali della stanza: l’immancabile paravento che copriva l’entrata allo scopo di proteggere gli abitanti dallo ‘sha qi’, le energie perverse rettilinee, oscillava stranamente.
Tao Gao fece appena in tempo ad estrarre la sciabola che il paravento cadde con fragore mostrando una figura spettrale: il giudice Di, eretto e completamente nudo, che stringeva nella mano destra Drago d’Acqua. Un flusso sottile ma ininterrotto di sangue partiva dalla mano e, correndo lungo il freddo acciaio, gorgogliava dalla punta della spada formando sul pavimento una pozza sempre più grande.
Il giudice, con lo sguardo stravolto, fissava il fratello cercando di parlare, ma senza riuscirvi.
“Assassino” riuscì infine a sibilare.
III
Le teste mozze sulle cime dei pali si stagliavano contro il cielo limpido.
Vi fu un principio di sommossa popolare per il fatto che tre degli otto servi di Xiao Tan, giustiziati assieme a lui come complici, fossero con ogni probabilità all’oscuro dei tragici eventi, ma si sa: quando interviene il Censore Imperiale non fa comodo a nessuno, né ad onesti né a disonesti...
Aveva chiesto al capo della guardia di accompagnarlo fuori dalle mura.
“Mio caro Tao Gao, vi sono ferite che mai guariranno.”
Istintivamente il soldato portò lo sguardo alle mani fasciate: nel momento del tentato suicidio Sua Signoria strinse la lama così forte da recidersi fino all’osso.
“No caro amico, non è questa la ferita grave, fino a che il corpo preserva la sua forza vitale la carne aperta può facilmente richiudersi. E’ il mio cuore che sanguina: il nome della mia famiglia sarà per sempre macchiato. Ma ora cerchiamo di goderci questo sole di primavera... a te, amico mio, devo la vita!”
“A me?”
“Certo. Ricordi quando al fiume facevi di tutto per insegnarmi a nuotare? Non si agiti signor giudice, mantenga il respiro regolare, si lasci andare e vedrà che l’acqua la sosterrà... dicevi bene: proprio quando stavo per conficcarmi Drago d’Acqua nella mia ‘sporgenza celeste’ le tue parole mi risuonarono forti nelle orecchie. Un attimo prima ero rimasto assai sorpreso, cercando di prendere la spada, di non riuscire a raggiungerla: pur avendo da sempre il terrore dell’acqua non era così facile affondare... così ripetendomi come in preghiera le tue parole ho mantenuto calmo il respiro. L’acqua da nemica si è trasformata in salvatrice portandomi fino all’apertura della cisterna.”
“Ma, mio signore, come ha potuto un uomo vecchio come Xiao Tan, il vostro disgraziato fratello, gettarvi nel pozzo? Anche sotto tortura i servi hanno dichiarato di essere all’oscuro della vostra presenza nella villa, quella notte, e non essendo stato possibile interrogarvi, dato il vostro profondo stato di prostrazione, la domanda è rimasta in sospeso a molti di noi.”
“Fu lui e solo lui... non mi ha gettato, ma mi ha proprio colpito e con una forza tale che non lo ritenevo capace... Voleva assolutamente farmi vedere, dopo avermi rassicurato che non correva alcun pericolo, la cisterna del suo maestoso parco, uno dei più belli della città, costruito ed orientato secondo i canoni Feng Shui. Sarebbe servita ad alimentare una cascatella che, negli afosi giorni estivi, avrebbe portato conforto fin nelle più recondite stanze della casa. Fu quando mi sporsi oltre il bordo dell’apertura che mi colpì duramente le reni con un oggetto spigoloso, ed io caddi nel buio mentre nell’aria risuonava una lugubre risata.”
“Ma, signor giudice, perché?”
Per un lungo momento il giudice Di guardò Tao Gao negli occhi.
“Se parlassi di uno dei tanti casi che ordinariamente incontriamo in tribunale non potrei fare a meno di affermare che l’assassino era un uomo cresciuto all’ombra dell’odio e del rancore, corroso dall’invidia per un fratello minore... un fratello che per meriti personali aveva ottenuto grandi privilegi... privilegi che invece, come primogenito, sarebbero spettati a lui... ma se penso che l’uomo in questione è mio fratello, la mente si fa buia ed il dolore mi impedisce di ragionare. Ed io che stimavo sopra ogni cosa la sua arte, la sua conoscenza dei punti cardinali e del misterioso ‘ago che si muove da solo’, ben più della mia dura carriera di magistrato...”
“Condivido il vostro dolore, mio signore, ma stiamo pur sempre parlando di un assassino che non avrebbe esitato ad estirpare le vostre reni per riporle, insieme al vostro corpo gonfio d’acqua nei pressi dell’oscuro tempio del Dio del Nord e dell’Inverno, facendo ricadere la colpa su qualche famigerata confraternita di ribelli. Un uomo il cui genio criminale avrebbe oscurato il vostro genio luminoso.”
“Certo, certo, caro Tao Gao, ma, come vedi, ora non siamo in inverno, bensì in primavera, e la vita ci chiama alla vita... facciamoci forza... presto i corsi d’acqua si riempiranno e potremo così riprendere le nostre lezioni di nuoto. Qualcosa mi dice che questa volta avrai maggiori soddisfazioni dal tuo allievo.”
P.S. Il giudice Di è uno dei grandi investigatori cinesi che visse in piena dinastia Tang, dal 630 al 700 D.C.
Innumerevole è la letteratura fiorita intorno alle gesta reali o immaginarie di questo personaggio storico. In occidente è conosciuto soprattutto per l’opera di R. Van Gulik, nella quale vengono riscritti alcuni celebri casi della criminologia cinese.
Questa storia è invece completamente inventata sulla trama di ‘la morte e la bussola’ di L. Borges.
Sono stato il più fedele possibile, per quanto riguarda il linguaggio, al sapore del cinese classico, ricco di espressioni proverbiali e modi di dire.
L’alone cruento che aleggia nel racconto non è casuale: la Cina dei Tang è caratterizzata da una stabilità politica incentrata sull’efficienza militare e come tale verrà ricordata, con orgoglio, nelle più melliflue dinastie successive.
Fin dai primordi della cultura cinese le direzioni cardinali sono state utilizzate come ‘ordinamento’ dell’intero universo e quindi divinizzate. Dal macrocosmo: le energie essenziali, gli astri, i climi, al microcosmo: le emozioni, gli organi interni e gli atteggiamenti umani... scorre un sottile ma palpabile filo conduttore.
Il Signore, esperto ed interprete delle energie delle ‘sei direzioni’ (quattro punti cardinali più zenit e nadir) era l’operatore ‘Feng Shui’ che, per i suoi calcoli e pronostici faceva (e fa tuttora) uso della bussola; strumento scoperto in Cina molti secoli prima che in occidente.