Da hong quan
Alle radici dello Shaolin Quan
01/07/18 19:20 Filed in: Arti marziali
ALLE RADICI DELLO SHAOLIN QUAN
Intervista con il M° Liang Yiquan
D: Maestro che cos’è lo Shaolin Quan?
R: Questa terra su cui appoggiate i piedi (lo Henan) è una terra antichissima, culla delle antiche dinastie cinesi ed ha dato i natali a molti maestri di arti marziali. Lo Shaolin Quan è diviso in molte parti. Una suddivisione classica del Wushu, delle arti marziali cinesi, è quella in Stili del Nord, perché a nord del Fiume Giallo e Stili del Sud perché a sud del fiume. In questa suddivisione lo Shaolin viene classificato come stile del nord, ma le cose non sono corrette. Gli stili del sud sono molto forti nelle braccia, quelli del nord nelle gambe, lo Shaolin quan è forte in entrambe. Gli stili del sud hanno un atteggiamento più raccolto e chiuso, ottenendo così una buona difesa, gli stili del nord sono più ampi privilegiando attacchi potenti e decisivi, ma lo Shaolin coltiva entrambe queste caratteristiche. Per questo motivo noi consideriamo lo Shaolin Quan come una terza scuola fra nord e sud, lo “stile centrale” come al centro stesso della Cina è questa terra, lo Henan, con il Songshan, la Montagna di Mezzo.
D: Maestro, ci ha parlato delle cose comuni dello Shaolin con il resto del Wushu, ma cosa invece lo distingue?
R: Anzitutto lo storia. Una storia di 1400 anni che ha il suo massimo splendore nella dinastia Tang, ed il tempio è stato sempre legato a questioni politiche e di difesa, come ad esempio nel 1500 quando 37 monaci difesero il sud della Cina dai giapponesi. Nessuna altra scuola vanta una simile tradizione. Poi la tecnica marziale: se lo shaolin comprende le tecniche del resto del wushu ha a sua volta un diverso modo di usare gli occhi, il corpo e le braccia. In tanta storia ed evoluzione lo Shaolin ha sviluppato 72 tipi di pugilato con le loro caratteristiche uniche, con più di 200 Taolu (kata-routine) diverse. In una vita se ne possono studiare e perfezionare solo una piccola parte, così che sono più maestri a continuare ed a preservare lo stile Shaolin, ma le caratteristiche di base sono comunque le stesse.
D: Può spiegarci meglio queste caratteristiche comuni?
R: Anzitutto l’uso dello sguardo! Derivato dai principi buddhisti e della meditazione. Altri stili si concentrano sulle mani, sugli arti o sull’arma che offende o in un punto sfocato d’insieme, lo Shaolin invece guarda sempre e solo negli occhi l’avversario. E ci si esercita a non guardare mai il punto dove colpire. In questo modo si possono percepire le intenzioni dell’avversario e tenere nascoste le proprie. Il primo combattimento dello Shaolin è un combattimento di sguardo e d’intenzione, un combattimento di spirito.
(a questo punto il maestro elenca come caratteristiche preziose dello Shaolin Quan la teoria delle “Sei Armonie” tre esterne di connessione del corpo e tre interne di connessione delle energie sottili e dello spirito. Ce le rivela nel dettaglio come un importante segreto, ma noi le conoscevamo già dalla pratica del Taiji Quan. Per cortesia non glielo abbiamo detto, ma la cosa ha fatto pensare sulla cultura comune delle arti marziali cinesi)
D: In questi giorni stiamo studiando con lei Da Hong Quan, il pugilato della Grande Superficie, del Grande Flusso, che presenta peculiarità diverse dagli altri tipi di Shaolin, ce ne può parlare?
R: Tipi di Shaolin, come Xiao Hong Quan, boxe della Piccola Superfice o Lo Han Quan, Boxe del Bodhisatva, sono originari del tempio, mentre altri metodi sono stati creati da maestri che vivevano in questa zona, Lo Shaolin Quan non è solo un prodotto del tempio, ma dalla storia stessa di questo luogo. La sequenza di Dahong che state studiando fu creata dalla mia famiglia, dai miei antenati, ma nello Shaolin non diamo mai nomi di persona agli stili, come invece fanno altre scuole di wushu.
D: Questo da un punto di vista storico, ma da un punto di vista tecnico? Abbiamo visto una grossa differenza con Lo Han Quan ad esempio.
R: In Da Hong Quan le posizioni raccolte sono principalmente Shebu (con ambedue i piedi appoggiati) e raramente Ding Bu (con un piede puntato) questo per effettuare una spazzata nel momento della difesa; i colpi di palmo partono con il dorso e ruotano solo all’ultimo momento, similmente i colpi con la punta delle dita partono come un pugno e si apre la mano solo all’ultimo momento; l’esplosività della rotazione dell’anca, molto marcata in Da Hong, coincide con questo momento in cui la mano ruota o si apre. Dal rilassamento nasce la velocità, dalla velocità nasce la potenza, la potenza è anche determinata dalla giusta contrazione del corpo nel momento dell’impatto. In Da Hong subito dopo questo momento l’arto che colpisce si richiama, non rimane disteso, per evitare le leve articolari e per non scoprire il proprio centro. A differenza di Lo Han, Da hong ha un ritmo costante che può portare il cuore a superare le 200 pulsazioni al minuto.
D: Maestro la ringraziamo della sua disponibilità.
R: L’allenamento al Da Hong Quan sviluppa la forza e la potenza, ma è molto importante anche per fare cose che non necessitano così tanta forza. Non dimenticate Da Hong!
21 Agosto 1988, tempio di Shaolin.
P.S. Avevo 25 anni quando il maestro rilasciò questa intervista. Ebbi molta difficoltà nello studiare Da Hong Quan perché costruiva abilità molto diverse da quelle che avevo sviluppato fino a quel momento, tuttora non lo sopporto, ma non ho mai smesso di praticarlo e so che, come diceva il maestro, in tutto questo tempo ha migliorato il resto del mio Gongfu.
Quello che ci viene bene ci tonifica e rafforza, ma ciò in cui troviamo difficoltà ci migliora.
Dante Basili
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