SCUOLA TIANDIHE

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Il Cavallo di Samarcanda



Samarcanda Cavallo

La storia del “Cavallo di Samarcanda è molto bella. Si tratta di una storia Sufi: Un uomo, un maniscalco, si presenta dal sultano e chiede udienza. Il suddito è terrorizzato e così parla al sultano: “Signore sta accadendo una cosa terribile, l’Angelo della Morte mi sta perseguitando, ovunque vado lo vedo che mi spia! Anche quando vado nella latrina o sto facendo l’amore con la mia amata mi giro e vedo il suo sguardo attraverso una finestra od oltre la porta. Sono sconvolto!”
“Impossibile!” Esclama il sultano “L’angelo della Morte non può comportarsi così, Dio non glielo permette! Egli può solo eseguire gli ordini divini e va a prelevare le anime solo quando è giunta la loro ora, ma è una creatura compassionevole che non può né spaventare né terrorizzare”.
“Le dico Signore che L’angelo della Morte mi spia e mi perseguita!” continua il suddito “La prego, tutta la mia famiglia è a Samarcanda a un mese di carovana da qui, ma se Lei può prestarmi il Vostro cavallo alato potrò arrivare a Samarcanda in un solo giorno e stare al sicuro con la mia famiglia”
Il sultano vedendo la buona fede del suddito fa preparare il cavallo alato e subito il poveretto parte ringraziando.
Poche ore dopo, a notte fonda, qualcuno bussa alle porte del castello. Signore, dice spaventato un servo al sultano, c’è all’ingresso l’Angelo della Morte che cerca il maniscalco e vuole parlare con lei!
Intimorito, ma allo stesso tempo incuriosito per l’evento, mai accaduto prima, il sultano domanda all’Angelo: “Perché ti comporti così? Spiando un povero uomo, e portando scompiglio nel mio castello? Dio non permette queste cose!”
“Mi scusi Signore!” Esclama l’Angelo della Morte un poco confuso “Ma io non stavo spiando nessuno, ero solo stupito. Allah non sbaglia mai! Eppure mi ha ordinato di andare a prendere il maniscalco domani mattina a Samarcanda! Ebbene ogni volta che intravedevo il maniscalco mi domandavo “ma come è possibile che questo uomo sia qui mentre io devo andare a prenderlo proprio domani a Samarcanda, a più di un mese di carovana? E rimanevo stupito nel vederlo, perché Dio non sbaglia mai! E poco fa l’ho visto entrare proprio qui al castello, ma Dio non sbaglia mai!
E così fra me ed i miei amici la storia del cavallo di Samarcanda è diventato sinonimo di quando, vivendo con fretta, cercando di afferrare sempre più e possedere le cose, non facciamo altro che accelerare la nostra fine, senza neppure godere di quello che abbiamo nel presente. Quando diciamo fra noi “non correre verso Samarcanda” intendiamo proprio il bisogno di fermarsi per impedire questa folle corsa e ci facciamo una risata.

Dante Basili
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